venerdì 28 giugno 2013

la Discontinuità: cioè la devirilizzazione della liturgia e del sacerdozio

(terza e ultima pagina di appunti sull'articolo di d.Cipolla; le altre due pagine sono qui e qui).

Il più grave effetto della devirilizzazione della liturgia è la "discontinuità" (reale e percepibile) tra il Novus Ordo e il rito romano tradizionale.

La "discontinuità" nella liturgia è come la "discontinuità" nella matematica: un punto in cui la funzione non è continua, c'è un buco. I cattolici vissuti "dopo" il punto di discontinuità, cioè coloro che hanno esperienza del solo Novus Ordo, non hanno idea di cosa sia stata la liturgia "prima" della discontinuità: la considerano qualcosa di straniero, di esotico [giudicandola con parametri superficiali: "il latino non si capisce; la consacrazione detta a voce sommessa non si sente"...].

Nella matematica le funzioni "discontinue" possono avere la stessa formula prima e dopo il punto di discontinuità, ma possono anche avere formule diverse. Quest'ultimo è il caso della liturgia: il Novus Ordo è essenzialmente una nuova formula, che usa le stesse variabili ma per indicare qualcosa di diverso. L'apparenza, la forma, la struttura della nuova formula sono infatti ben diverse da quella precedente il "buco". Questo è un serio problema per l'integrità della fede cattolica espressa nella celebrazione della santa Messa. La Messa Tradizionale è stata descritta "potente e strana", come diceva san Benedetto; "semplice, sobria, a volte un po' austera, certamente bella, e che esprime una forte linearità, capace di dolcezza, grande espressività, adatta ad ogni temperamento, capace di smuovere i più intimi angoli dell'anima", come diceva un antico Antifonale Monastico. Da un lato abbiamo la Messa Tradizionale, e dall'altro abbiamo il Novus Ordo devirilizzato.

Questo è esattamente ciò che il cardinale Heenan vide quel giorno del 1967 con la Messa di collaudo del Novus Ordo a Roma. Vide già subito i risultati della mentalità "funzionalista" che non capisce il cerimoniale e confonde la semplicità con un semplicismo infantile. Vide la "novità" del Novus Ordo, una novità che non cresceva organicamente alla Tradizione ma piuttosto da un preciso ceppo della teologia liturgica costruita sul razionalismo post-illuminista. Vide la devirilizzazione della liturgia e previde il drammatico calo di frequenza alla Messa. Visse abbastanza a lungo da vedere pure l'inizio della perdita del senso del sacro, anche se non abbastanza da vedere la devirilizzazione del sacerdozio e le relative conseguenze quanto al calo di vocazioni e al crollo della castità e del celibato.

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