Ha ingiustamente scacciato il comunicando e ha ancora la particola in mano, agitandola come se fosse la paletta della Municipale |
A fine agosto 2010, Benedetto XVI aveva affermato (nel libro-intervista Luce del mondo):
"Non sono contro la comunione in mano per principio, io stesso l'ho amministrata così ed in quel modo l'ho anche ricevuta. Facendo sì che la comunione si riceva in ginocchio e che la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto esclamativo circa la presenza reale. Non da ultimo perché proprio nelle celebrazioni di massa, come quelle nella basilica di San Pietro o sulla piazza, il pericolo dell'appiattimento è grande. Ho sentito di persone che si mettono la comunione in borsa, portandosela via quasi fosse un souvenir qualsiasi. In un contesto simile, nel quale si pensa che è ovvio ricevere la comunione – della serie: tutti vanno avanti, allora lo faccio anch'io – volevo dare un segnale forte. Deve essere chiaro questo: 'È qualcosa di particolare! Qui c'è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio. Fate attenzione! Non si tratta di un rito sociale al quale si può partecipare o meno'".
I cattoratzingeriani hanno ritenuto utile riportare la citazione trascurando la parte evidenziata in giallo, che purtroppo equivale a pensare che per difendere la Tradizione occorrerebbe qualche furbata, qualche mezza verità, "un qualche inganno fatto però a fin di bene", metodo tipico dei modernisti.
Tralasciando il fatto che lui personalmente "ha voluto dare un segno" (cioè qualcosa di personale, solo un "dare un segno", qualcosa che il suo successore avrebbe potuto - ed infatti ha - evitato di dare), nelle sue parole la questione giusto/ingiusto viene ridotta al timore di sacrilegi. Come se la Comunione "alle mani" fosse tutto sommato tollerabile.
Nel 2010 - dunque non nei formidabili anni del Concilio in cui il sacerdote Ratzinger esibiva giacca e cravatta - il papa Ratzinger affermava di non essere per principio ostile alla "comunione in mano" ma addirittura di averla data/ricevuta così (e senza qualificarla come peccato di gioventù). E dunque il pretonzolo che agita la "paletta della Municipale" ai funerali di Ratzinger si sarà sentito legittimatissimo a scacciare lo scandaloso comunicando che ha osato inginocchiarsi e scoprirsi il capo al momento della Comunione. Come osa negare il Concilio? Ora gliela faccio vedere io!
L'ingenuità dei cattoconservatori consiste nell'illudersi che basti conservare lo status quo (limando al più qualche eccesso come quello del sullodato pretonzolo), nel terrore che possa peggiorare. Cioè significa acconsentire al consolidarsi delle porcate già in essere (e quindi anche acconsentire all'autoridursi la già misera "riserva indiana" in cui sono rinchiusi). Pertanto festeggeranno quando il prossimo Papa risulterà meno peggio del Bergoglio (non che servano chissà quali cristiane virtù e illuminazioni), sostituendo la speranza cristiana col wishful thinking, l'ubbidienza col servilismo, la Tradizione col conservatorismo, il realismo con la mancanza di franchezza.
Nel 1989 un gruppo di laici a Roma, alla luce delle catechesi del passionista padre Enrico Zoffoli e del tam-tam mediatico sull'imminenza dell'indulto della Conferenza Episcopale Italiana sulla "comunione sulle mani" ("indulto" in quanto non prevista dai documenti liturgici), fece circolare nelle parrocchie romane un libretto che riepilogava i motivi contro la comunione "sulle mani". Purtroppo la CEI la approvò lo stesso (quale vescovo oserebbe "opporsi al Concilio"? dopotutto Siri era morto da più di un mese). L'ultima edizione del libretto, di qualche mese dopo la votazione della CEI (passata "con un solo voto in più del minimo indispensabile"), è leggibile qui:
https://neocatecumenali.blogspot.com/p/comunione-sulla-mano-no.html
Nulla togliendo a quanto di buono ha fatto Ratzinger, facciamo umilmente notare che anche riguardo all'atto più importante del suo pontificato - il Summorum Pontificum - ha sempre evitato di "dare l'esempio" personalmente.
Qui abbiamo sperato fino alla fine che spuntasse fuori qualche foto anche di una singola celebrazione "tridentina" del promulgatore del Summorum Pontificum. Ciò avrebbe costituito un precedente indiscutibile: "lo ha fatto il Papa, lo posso fare anch'io". Dai, non prendiamoci in giro: da "emerito" avrebbe potuto permettersi questo ed altro. Se il Papa che ha tanto parlato della bellezza della liturgia, e ha scritto che «ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande», ma poi fino alla morte continua ad evitare ciò che dichiarava "sacro e grande" (e che aveva celebrato da sacerdote fin dal 1951), vuol dire davvero - come dicono i vaticansecondisti - che il Summorum era inteso a costituire una "riserva indiana" che i successori (vedasi Francesco e il Traditionis Custodes) avrebbero ridotto fino a far sparire.