In un tipico articolo di fuffa ecclesiale da giornaletto arcidiocesano - cioè di quelli che vanno letti tra le righe -, si ammette che:
L’elaborazione condensata nel libro “La bellezza disarmata” di Julian
Carron, il presidente della Fraternità di Comunione e liberazione,
sembra costituire la piattaforma della mutazione genetica di Comunione e
liberazione. Se tale operazione sia un ritorno ai fondamenti di don
Giussani o piuttosto il loro tradimento è già oggetto di una discussione
interna a CL tanto lacerante quanto sotterranea.
L'articolo prosegue lamentando che nel movimento di CL l'impegno politico ha avuto "preminenza" sull'aspetto ecclesiale e quello socio-economico, e che
"gli inconvenienti" dell'impegno in politica
"sono finiti sulle pagine dei giornali"... in parole povere, l'articolista sposa in pieno la propaganda anticiellina dei comunisti degli anni '70.
E lo fa per giustificare don Julian Carròn, leader di CL, che al movimento «propone» (cioè
ordina):
Carron propone, ora, una revisione, se non della categoria astratta,
almeno della pratica che ne è seguita. Si propone di “sfrondare” la
presenza, denunciando la tentazione di sostituire la fede con un
progetto e di contare troppo sulla politica.
In parole povere, dato che nonostante tutti i compromessi in politica da qualche anno eminenti figure di CL hanno azzeccato ragguardevoli figuracce, si corre ai ripari. Cioè
si definisce un capro espiatorio, lo si qualifica come in preda al «panico» e lo si bastona in modo da accattivarsi le improbabili simpatie dalla burocrazia curiale.
Lo scopo della
mutazione genetica è infatti di «consentire
al movimento ecclesiale di CL di
giocare un nuovo ruolo culturale e
educativo nella società italiana e nella Chiesa». Come a dire che grazie a quelle
figuracce sarebbe scaduto l'intero patrimonio "culturale e educativo" (e soprattutto curiale) di CL.
E quale è il metodo indicato da Carròn per giocare tale "nuovo ruolo"? Lo scivolamento
verso lo spirito di questo secolo e una
robusta iniezione di ottimismo (come se i ciellini ne avessero davvero bisogno): “quando il mondo crolla, c’è qualcosa che permane: la realtà !”. La realtà è positiva “per il Mistero che la abita” (insomma, la solita riduzione della virtù della speranza a sorridente ottimismo).
Al che il buon Donga, direttore del sito web
Cultura Cattolica, prende coraggio e
insorge:
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