Promemoria tecnico: ciò che deve spaventare delle auto elettriche è... l'informatica. È il
software di bordo, debitamente connesso con la casa produttrice, a decidere se e quando l'auto è buona, quanto e come può accelerare e frenare, quali percorsi non potrai fare, ecc. In pratica la rivoluzione delle auto elettriche consiste nel fatto che
non possiedi più un'autovettura, ma solo una licenza d'uso.
È in grande stile la stessa truffa degli inchiostri per le stampanti: è il
software di bordo - perfino all'interno della cartuccia - che stabilisce arbitrariamente la propria vecchiaia e la necessità di acquistare nuove cartucce (che tipicamente vengono verificate pure se sono originali o "ricaricate"). Dunque l'oggetto "stampante" che hai comprato è praticamente
non tuo, ma di proprietà della casa produttrice che te ne concede l'uso solo se fai il bravo e paghi puntualmente la tangente.
Allo stesso modo vanno i cosiddetti aggeggi
internet of things (IoT), come ad esempio quello che per permetterti di aprire la saracinesca del garage con lo smartphone anziché con la chiave
hanno assoluta necessità di collegarsi alla casa produttrice e di depositarvi i dati sulle tue abitudini. Col risultato, per proseguire con lo stesso esempio, che se diventi antipatico al produttore per un qualsiasi banale motivo,
ti disattiva il prodotto e resti chiuso fuori.
E a chi nutrisse ancora qualche dubbio consigliamo di riflettere su telefonini e computer costati ognuno un mese di stipendio, che ad ogni
"indispensabile" aggiornamento del sistema diventano più lenti e squinternati, al punto che è raro che aggeggi del genere ti durino più di un paio d'anni. Eppure, nel momento in cui li compravi, il
software funzionava, filava tutto liscio e veloce e affidabile...
Il fabbricante comanda a distanza l'obsolescenza di ciò che ti ha venduto.
Tutto questo ricordando che i grandi passi avanti nella diffusione della tecnologia sono dettati in realtà da un'
agenda che non conosciamo. L'improvviso miracoloso interesse mondiale per le auto elettriche è parte di una strategia a lungo termine, altro che
"hurr durr l'inquinamento delle auto": basterebbe ridurre di un terzo il traffico dei cargo per guadagnare l'equivalente della conversione a elettrico di tutte le auto del pianeta:
http://www.maurizioblondet.it/venti-cargo-inquinano-piu-tutte-le-auto-del-mondo/
Con addirittura la convenienza economica
“che conviene spedire i merluzzi pescati nel mar di Scozia in Cina in container refrigerati per essere sfilettati e ridotti a bastoncini in Cina, e poi rimandati ai supermercati e ristoranti di Scozia, piuttosto che pagare retribuire sfilettatori scozzesi”.
Chissà perché, questa cosa non ci stupisce.