venerdì 29 maggio 2015

l'avventura del Poseidon

Un film da vedere perché involontariamente "teologico" sul naufragio della Chiesa sotto il Concilio Vaticano II:

http://radiospada.org/2015/05/il-naufragio-del-poseidon-e-la-crisi-della-chiesa/

Solo chi si “sposta”, chi giocoforza è costretto a spezzare i legami, chi rinunzia alla tranquillità della propria vita, agli agi del “cattolicamente corretto”, solo chi si ribella ad un destino di morte ecclesiale, fatto di sottili ma inesorabili apostasie, ha la certezza di essere “al posto giusto” in questi frangenti tragici per la (rovesciata ma non distrutta) nave di Pietro. E’ una scelta che molti tra noi hanno fatto tanti o pochi anni fa e ha due caratteristiche che la qualificano appieno: è assoluta e irreversibile. Anche questa scelta, ben lungi dall’essere però conclusiva o pacificante, si rivela, come sempre per l’homo viator ma ancor più oggi, irta di pericoli e difficoltà, socialmente inaccettabile, naturalmente “modesta”, perennemente in battaglia e con gli occhi fissi su quell’abisso oscuro di una crisi ecclesiale che pochi vedono o ancor meno hanno il coraggio di guardare (e non si tratta certamente di un bello spettacolo).

mercoledì 27 maggio 2015

«leggo solo Repubblica»

Osservatore Romano? Avvenire? La Croce? Famiglia Cristiana? il Regno? ...macché!!

il Papa: «Leggo solo Repubblica».

http://www.repubblica.it/esteri/2015/05/25/news/il_papa_non_guardo_la_tv_leggo_repubblica_-115198336/

«Anche in Italia ci sono stati problemi tra gli ultrà, che non necessariamente lottano per il club, la maggioranza sono mercenari...»

martedì 26 maggio 2015

donneprete: nel 1976 già ci avevano provato...!

Per la serie Frutti del Concilio, lego su Adista:
Nella primavera del 1976 la Pontificia Commissione Biblica – organo consultivo collegato alla Congregazione per la Dottrina della Fede (il prefetto ne è il presidente) cui Paolo VI, nel 1971, diede il nuovo compito di porsi al servizio del Magistero grazie alla presenza, al suo interno, di eminenti docenti in scienze bibliche – venne incaricata di studiare il ruolo della donna nelle Scritture e in particolare la questione dell’ordinazione sacerdotale femminile.

Il parere finale della Commissione non fu affatto negativo. Tuttavia, l’allora prefetto della Cdf, il croato card. Franjo Šeper, che resse il dicastero vaticano negli anni del post-Concilio (1968-1981), non ne tenne conto nella dichiarazione che firmò, nell’ottobre dello stesso anno, sul tema del «posto della donna nella società moderna e nella Chiesa», la Inter insigniores, nella quale ribadì l’esclusione delle donne sancita dalla Tradizione.

Il testo del documento di lavoro elaborato dalla Commissione Biblica è ora disponibile in italiano, tradotto e pubblicato dal periodico dei Dehoniani Il Regno (15/4), sulla scia delle affermazioni di papa Francesco in ordine ad un ruolo più significativo delle donne nella Chiesa (precedentemente era stato pubblicato in inglese in appendice al volume a cura di A. Swidler, L. Swidler, Women Priests, New York 1977).

Il documento è firmato dallo stesso Šeper, dal segretario mons. Albert Deschamps, e dai membri della Commissione, tra i quali spiccano nomi eccellenti: Jose Alonso-Diaz, Jean-Dominique Barthelemy, Pierre Benoit, Raymond Brown, Henri Cazelles, Alfons Deissler, Ignace de la Potterie, Jacques Dupont, Salvatore Garofalo, Joachim Gnilka, Pierre Grelot, Alexander Kerrigan, Lucien Legrand, Stanislas Lyonnet, Carlo Maria Martini, Antonio Moreno Casamitjana, Ceslas Spicq, David Stanley, Benjamin Wambacq, Marino Maccarelli. Alla presenza di 17 dei 20 membri, scrive Il Regno, vennero messe ai voti ed approvate tre questioni: 1) il Nuovo Testamento non afferma in modo chiaro se le donne possono diventare prete (voto unanime); 2) i motivi scritturistici non sono sufficienti da soli a escludere la possibilità dell’ordinazione delle donne (12 a 5); 3) il piano di Cristo non sarebbe violato con l’ordinazione delle donne (12 a 5).

Qualche mese dopo, il card. Šeper fece tabula rasa di questo studio, scrivendo nella Inter insignores:
Si dice a volte e si scrive in libri e riviste che ci sono delle donne, le quali si sentono una vocazione sacerdotale. Una tale attrattiva, per quanto nobile e comprensibile, non costituisce ancora una vocazione. Questa, infatti, non potrebbe ridursi alla sola inclinazione personale, che può restare puramente soggettiva. Poiché il sacerdozio è un ministero peculiare di cui la Chiesa ha ricevuto l'incarico e il controllo, l'autenticazione da parte della Chiesa risulta qui indispensabile; essa fa parte costitutiva della vocazione: il Cristo ha scelto « coloro che egli voleva » (Mc 3, 13). Al contrario, esiste una vocazione universale di tutti i battezzati all'esercizio del sacerdozio regale mediante l'offerta della vita a Dio e la testimonianza come lode a Dio.

Le donne che formulano la loro richiesta in ordine al sacerdozio ministeriale sono certo ispirate dal desiderio di servire Cristo e la Chiesa. Né desta sorpresa il fatto che esse, al momento in cui prendono coscienza delle discriminazioni di cui sono state oggetto, giungano al punto di desiderare lo stesso sacerdozio ministeriale. Non bisogna, tuttavia, dimenticare che il sacerdozio non fa parte dei diritti della persona, ma dipende dall'economia del mistero di Cristo e della Chiesa. La funzione del sacerdote non può essere ambita come termine di una promozione sociale; nessun progresso puramente umano della società o della persona può di per se stesso darvi accesso: si tratta di un ordine diverso.

domenica 24 maggio 2015

cronache vaticansecondiste

...un prete, dopo molto tempo che mi dava l’Ostia in ginocchio, un giorno mi ha proibito di inginocchiarmi. La motivazione è stata “Perché io non voglio”, detto con una ferocia che mi ha lasciata di sasso. La seconda questione è il dilagare di suore e addirittura catechiste laiche che danno la Comunione mentre il prete sta a guardare...
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1167_Gnocchi_posta_Comunione_Adinolfi_e_altro.html

sabato 23 maggio 2015

carismi "neo-catecumenali"

Se aderisci al Cammino neocatecumenale, prima o poi verrai obbligato a esibirti in imbarazzanti pagliacciate di pubblica "evangelizzazione in piazza" come questo:



Altre foto e commenti:

http://neocatecumenali.blogspot.it/2013/04/alcuni-carismi-del-cammino-neocatecumenale.html

lunedì 18 maggio 2015

Umbert the Unborn

Una vignetta di Umbert the Unborn - cioè Umberto "il non ancora nato":


- Questa è tragica. Oltre quaranta milioni di aborti eseguiti in America.
- Che altro c'è nelle notizie?
- Il sistema sanitario sta andando in bancarotta.
- Beh, non fa meraviglia! Ci sono quaranta milioni di persone che NON stanno contribuendo!

domenica 17 maggio 2015

Paolo VI voleva davvero che Écône chiudesse

È indubitabile che Paolo VI decise in forma specifica (ex certa scientia) di chiudere immediatamente il seminario lefebvriano di Écône.

È ciò che emerge dalla sua lettera autografa del 29 giugno 1975, quella rimasta famosa per un argomento a dir poco bizzarro (l’affermazione che il Vaticano II, per certi versi, è perfino più importante del Concilio di Nicea). Curiosamente, della lettera non ve n'è traccia sul sito del Vaticano.

Dunque Paolo VI si è preso tutta la responsabilità (e dunque tutto il biasimo) della decisione presa altrove, sanandone così i vizi procedurali. La chiusura del seminario è irrevocabile perché non c'è autorità superiore al Papa alla quale appellarsi.

Si poteva fare appello solo nel caso che Paolo VI si fosse limitato a dare un'approvazione "accessoria" (in forma communi anziché in forma specifica), che non ha effetto sanante perché è un prendere atto della decisione di un dicastero.

Se una decisione approvata "in forma comune" si rivela fondata su falsi presupposti, il giudice può annullarla. Se invece è approvata "in forma specifica" dal Papa, non è possibile fare appello.
“Nelle cose che (il papa) vuole, la volontà sta al posto della ragione […] e non c’è nessuno che gli possa dire ‘perché agisci così?’.”
http://radiospada.org/2015/05/segnatura-apostolica-anno-1975-una-disamina-canonistica-di-quello-che-e-successo-con-documenti-esclusivi/

sabato 16 maggio 2015

i veri nemici della vita

I principali tre nemici della vita sono:

1. il personalismo: “Questa iniziativa è mia, l’ho voluta io, è cresciuta grazie a me! Senza di me non potete far nulla perciò o si fa come dico io o vedete che in breve tempo va tutto a catafascio”. Questo ritornello è suonato per anni nel Movimento per la Vita, prigioniero di una presupposta insostituibilità delle persone – in primis, del suo presidente – che lo ha portato ai grandi traguardi che oggi conosciamo in termini di irrilevanza: ci sono comunque ampi margini di peggioramento e le premesse mi pare ci siano tutte. Lo stesso ritornello si è tentato di suonare riguardo alla Marcia per la Vita, col risultato che alla Marcia, rispetto all’anno scorso, c’erano due persone in meno e ventimila in più.

2. il velleitarismo: spaccare il mondo tutto e subito. Un pro life – mi permetto di dire – il mondo non lo spacca, lo cambia e ci vuol tempo e fatica. I nostri stessi avversari hanno impiegato più di mezzo secolo di occupazione manu militari della cultura e dell’informazione per ridurre l’aborto ad una questione accademica, crediamo forse di potere in un istante far cambiare rotta a questa barca impazzita che naviga su un mare di sangue? Quand’anche in piazza fossimo tre milioni, la cultura della morte ha dalla sua forze potentissime, che hanno saputo ignorare il comune sentire ma anche la pietà, le costituzioni (ah, ecco che fine fanno i diritti di carta senza Dio!) e le evidenze scientifiche.

3. il peggiore: il moderatismo.


Ecco che quindi la Legge 40, da forzato compromesso politico diviene “una buona legge”; ecco che il più importante quotidiano cattolico del Paese, “Avvenire”, ignora la Marcia per la Vita; ecco che il neonato quotidiano La Croce lesto s’allinea al gioco di rimessa onde evitare “la contrapposizione ideologica” e predica da Facebook che la Legge 194 è norma “imperfetta e mal interpretata”.
Il moderatismo ha apparentemente molti vantaggi: rende presentabili in parecchie sedi, in ispecial modo clericali, anche accademiche; consente di racimolare qualche alleato in più lungo la strada, senza star troppo a guardare se poi davvero la pensi come noi; agguanta qualche risultato che ripaga dello sforzo intrapreso. Ma il prezzo da pagarsi è ben superiore al ritorno, soprattutto perché il moderatismo dal metodo scende in un istante al merito e si passa quasi inconsapevolmente da “saper dire le cose” al “non dire ciò che non conviene” al dire, infine, quel che fa comodo.
(di Massimo Micaletti -- articolo completo su RadioSpada):

venerdì 15 maggio 2015

non è ancora ufficialmente morto

Il buon Dio si degna talvolta di insistere nel concedere un'ultima possibilità - ancorché costosa - alle anime che maggiormente hanno da pagare per le gravi ingiustizie commesse contro la Sua Chiesa.

Flagellato da una grave ischemia (che non si è evoluta in un ictus - come precedentemente segnalato - ma in un'emiparesi), il Kommissario è stato costretto alle dimissioni lo scorso 13 maggio, anniversario delle apparizioni di Fatima, guadagnando finalmente un po' di tempo prezioso da dedicare alla salute dell'anima.

Segnalo un articolo dal tono decisamente benevolo su Corrispondenza Romana:

http://www.corrispondenzaromana.it/si-e-chiusa-lera-volpi/

foto dall'URSS del 1963

per le vie di Mosca

refettorio di un kolchoz in Georgia
ad un campo scuola ragazzi, nell'Irkutsk

(tutte le foto sono di Burt Glinn).

giovedì 14 maggio 2015

martedì 12 maggio 2015

il mostro nazista


Leningrado, 1942:"Uccidete il mostro tedesco!" - manifesto antinazista della propaganda sovietica.


giovedì 7 maggio 2015

nuove statue di Stalin

Il KPRF (Partito Comunista della Federazione Russa) ha fatto recentemente erigere a proprie spese una nuova statua di Stalin (l'iniziativa sarà ripetuta in altre città).





mercoledì 6 maggio 2015

è morto il Kommissario Volpi?

Il Kommissario Volpi sarebbe morto ieri (festa liturgica di san Pio V), a seguito di un ictus avvenuto lo scorso venerdì (primo venerdì del mese, mese dell'Immacolata).

Verrà ricordato nei libri di storia per la accanita e instancabile persecuzione contro i Frati Francescani dell'Immacolata e il loro fondatore, padre Manelli.

Persecuzione "conto terzi", come spiegato in questo intervento:

http://www.papalepapale.com/cucciamastino/senza-categoria/e-morto-il-kommissario-volpi-ma-e-segreto-di-stato-vaticano/

Aggiornamento (7 giugno 2015): è ufficialmente morto il Kommissario Volpi:

http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-brevi/e-morto-padre-fidenzio-volpi/

Finora non risulta un suo pentimento, per cui dobbiamo sperare che si sia ravveduto almeno in punto di morte.

Leo Taxil, chi è costui?

Leo Taxil pseudonimo di Marie-Joseph-Antoine-Gabriel Jogand (1854-1907), nella sua prima infanzia fu educato cristianamente, ma sin da giovane diciassettenne fu attratto dai princìpi rivoluzionari radicali, materialisti e garibaldini. Nel 1871 accolse festoso Garibaldi a Marsiglia e cambiò nome in Leo Taxil per non nuocere alla sua famiglia verso la fine del 1872. Nel 1880 entrò nella massoneria (Grande Oriente di Francia), ma nel 1881 ne fu espulso dato il suo carattere estremista e virulento. Nel 1885 un anno dopo la pubblicazione dell’Enciclica di Leone XIII sulla massoneria Humanum genus (1884) ritornò alla fede cattolica della sua prima infanzia e il 23 aprile del 1885 fece ammenda pubblica della sua appartenenza massonica e del suo passato rivoluzionario. Nel 1886 pubblicò Les frères trois points; Le Culte du Grand Architecte; Les soeurs maçonnes; Le Vatican  et les Franc-Maçons; Les Mystères de la Franc-Maçonnerie, tr. it., I misteri della Frammassoneria, Genova, Fassicomo, 1888. Nel 1888 conobbe don Paul Fesch, un sacerdote molto esperto nella polemica antimassonica, con cui collaborò sinceramente e amichevolmente nella lotta contro la massoneria sino al 1890 quando Taxil volle entrare in politica e si schierò (non ascoltando il consiglio di don Fesch) contro Edouard Drumont e l’ala cattolico/conservatrice che non lo seguì. Taxil fu sonoramente sconfitto e uscì da questa esperienza profondamente prostrato. Quindi pubblicò vari libri (Le Diable au XIXème siècle, 1892-1895; Mémoires d’un ex-palladiste, parfaite initiée indépendente 1895-1897, sotto il nome di Diana Vaughan; L’affaire Léo Taxil, 1897) sul culto reso a satana presso le super logge massoniche, nei quali il vero è mischiato all’immaginario e all’inventato. Durante il Congresso antimassonico di Trento nel 1896 i partecipanti iniziarono a capire che i libri di Taxil non erano del tutto attendibili, ma vi si trovava del vero mischiato al falso. Quindi Léo Taxil nel 1897 decise di rivelare, qualcuno (Antonino Romeo) pensa sotto minaccia della setta, di non essersi mai convertito, di essersi inventato tutto quanto alla sostanza e al modo e non di aver mischiato vero e falso. Don Paul Fesch (1858-1910) è sempre stato convinto della sincerità della conversione di Taxil, che avrebbe, secondo lui, ceduto moralmente e psicologicamente dopo la sconfitta nella lotta elettorale contro Edouard Drumont per mancanza di solida formazione cristiana e filosofica, essendo un neoconvertito (P. Fesch, Souvenirs d’un abbé journaliste, 1898). Don Fesch ritiene che negli scritti di Taxil vi è del vero (esattamente certificato anche da altri autori seri) da ritenere e dell’inventato da rigettare. Infatti dopo l’Enciclica di Leone XIII Humanum genus del 1884 la Massoneria si scatenò contro la Chiesa e i cattolici reagirono vivamente con vari libri ben fatti e documentati. Invece altri autori (come Taxil e forse Margiotta), ingenuamente, cercarono di presentare la realtà diabolica della Massoneria in maniera romanzata, che potesse essere letta anche dalle persone semplici. Fu ciò che fece (molto probabilmente, la questione è ancora aperta e disputata) Taxil. Ma la setta ne approfittò per screditare tutta la letteratura antimassonica come una invenzione romanzata o una “fiction” come si dice oggi, cioè la sostanza o la realtà assieme al modo di presentarla e descriverla. Anche la Chiesa aveva capito che la documentazione taxiliana era inesistente quanto al modo e nel Congresso antimassonico di Trento del 1896 p. Gruber e p. Portalié criticarono la metodologia di Taxil senza mettere in dubbio il carattere realmente sovversivo e anticristiano della Massoneria, che nelle retro logge arrivava sino al luciferismo (cfr. M. Colinon, La Massoneria e la Chiesa, Roma, Paoline, 1956; M.-F. James, Esoterisme, Occultisme, Franc-Maçonnerie et Christianisme aux XIXème et XXème siècles, Parigi, NEL, 1981, pp. 119, 247-252). Un caso analogo a quello taxiliano è quello di Domenico Margiotta, Ricordi di un Trentatré, Parigi-Lione, Delhomme et Briguet, 1895; Id., Le Palladisme. Culte de Satan-Lucifer dans les triangles maçonniques, Grenoble, Falque, 1895 (ma anche questo caso è disputato ed è  ancora aperto e vanno fatte le dovute distinzioni quanto alla sostanza reale e al modo di descriverla); cfr. P. Rosen, Satan e Compagnie, Parigi, Castermann, 1888; L. Meurin, La Franc-Maçonnerie, Synagogue de Satan, Parigi, 1893; A. Romeo, voce Satanismo, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1953, vol. X, coll. 1953-1961; G. Fiorentino, Diavoli e frammassoni, Ravenna, Ed. Longo, 1981.

(don Curzio Nitoglia - articolo completo su Chiesa e Postconcilio)