Il tragicomico dramma di Comunione e Liberazione in questi ultimi vent'anni è l'aver confuso a furor di popolo l'ubbidienza a Pietro con l'esibirsi come
tifoseria papista. Il tifoso, in quanto tale, si contenta di inneggiare nelle grandi occasioni al suo
goleador, senza aver bisogno di accendere il cervello per maturare uno sguardo leale sulla realtà e un giudizio sui
"cambiamenti", attività sempre più sgradite ai cattoliconi da salotto.
Per trasformare il movimento di Cielle da calamita di sprangate e molotov ad un innocuo club di parrocchia è bastato lusingarlo e indurlo a ridursi a tifoseria del Papa. Era stato facile per i ciellini fare i tifosi di Giovanni Paolo II, era stato addirittura comodo esser tifosi di Benedetto XVI. Quando nel 2013 è giunta la duplice doccia fredda delle dimissioni di quest'ultimo e della salita al soglio dell'impresentabile gesuita argentino, ai ciellini satolli non è venuto in mente altro che aggiornare le figurine del proprio album.
Non suonerà strano che il pesce puzzi dalla testa.
L'intervista che Carrón concede a
Credere il
29 novembre 2016 inizia con un paio di interessanti sottintesi:
«Il cambiamento che sta avvenendo nella vita del movimento e della Chiesa sconvolge e non tutti reagiscono allo stesso modo. Questo, talvolta, mi porta a patire incomprensioni nella vita del movimento. Personalmente vivo tutto questo in pace, anche se certe cose mi feriscono. Ma ho la fortuna di girare molto in Italia e fuori e mi trovo ripagato in tanti incontri significativi che mi accadono».
Oh, poverino: "patisce incomprensioni". Il sottinteso è che lui non ha da interrogarsi: sono i suoi
incomprensori a doverlo fare. Lui è quello che dice sempre che bisogna lasciarsi sfidare dalla realtà , ma è una legge che vale solo per i ciellini, non per il capo di Cielle. Se la realtà lo sfida - specialmente quando gli vengono fatti notare
i suoi errori - lui, poverello, "patisce", quelle cose lo "feriscono": per sua fortuna può distrarsi un po' andandosene gironzolando (a spese del fondo comune) in modo da sentirsi "ripagato". E se ne vanta pure. Avvertite anche voi un incipiente culto della personalità o almeno un vezzo da aristocratico di corte?
Il secondo sottinteso è l'obbligatoria passività sul cambiamento che sta avvenendo nella Chiesa. Dopo che per decenni i ciellini ci hanno fatto un tarallo così sul maturare un giudizio sulla realtà e a non ridursi ad un fascio di reazioni, grazie a Carrón il movimento cambia rotta di centottanta gradi: il Gran Mogol si interroga tutto pensoso sulle
reazioni al "cambiamento" che - toh, chi l'avrebbe mai detto? - sono
"diverse". Carrón sembra quasi deluso, sembrava quasi aspettarsi che tutti ubbidientemente si sconvolgessero e reagissero "allo stesso modo".
Con un
incipit così la voglia di cagare è già alle stelle ma siccome una dozzina di amici ciellini s'è autoincaricata di inviarmi su tutti i canali possibili quell'intervista, prevedendo le scartavetrate dei cosiddetti ingrano la terza dell'autoflagellazione e proseguo nella lettura.
Per chi non avesse capito fin dal primo paragrafo che è in corso una
guerra civile interna a Cielle, c'è per fortuna questo secondo a rincarare la dose con allegra sviolinata dell'intervistatore:
Don Julián Carrón è alla guida di CL (...) Da allora il sacerdote spagnolo sta conducendo il movimento alla riscoperta del suo carisma originario, in una fase storica travagliata, che l’ha visto, talvolta, affrontare tensioni anche interne, al punto che qualcuno l’accusa persino di disperdere l’eredità del «Gius».
Quando sento le parole
"riscoperta del carisma originario" metto mano alla pistola, perché in ambito ecclesiastico sono o il frivolo proclama di secolarizzati annoiati, o l'indorare la pillola di un cambiamento epocale calato dall'alto a forza. Le "tensioni interne", come ammette a mezza bocca l'intervistatore, riguardano il disperdere l'eredità di don Giussani: potrebbe magari aver avuto un fantozziano
leggerissimo sospetto dopo aver visto troppe volte Carrón citare il libro di Carrón, l'articolo di Carrón e l'intervista di Carrón, perfino quando c'è in ballo un testo di Giussani.
Don Giussani non aveva mai inteso fondare nulla: la nascita e la tumultuosa crescita di Cielle furono anzitutto dovute alla diffusa allergia a quel parolame chiesastico tanto enfatico quanto inconcludente e prono al mondo, anche quando tappezzato di paroloni cristiani. In questi ultimi anni e in particolar modo in epoca bergogliana, Carrón si è adeguato alla moda:
«Siamo davanti a una situazione storica inedita, “un cambiamento d’epoca”, come dice il Papa. La questione cruciale oggi è come rendere attraente la fede e la vita cristiana, in un mondo in cui il valore supremo è la libertà : non c’è altro modo di comunicare il vero che non passi per la libertà . È la lezione del Concilio...
Di inedito ed epocale c'è solo un gesuita sul soglio di Pietro, con tutte le inenarrabili conseguenze del caso. Se tra i ciellini non si fosse diffusa da decenni l'epidemia del ridurre il
sub Petro alla tifoseria papista, sulle desolanti esternazioni bergogliane sarebbe bastato un velo di sobrio silenzio o, nei casi più gravi, qualche pacata ma
puntuale osservazione.
Don Giussani soleva dire che per aver presentato gli aspetti più elementari del cristianesimo si è ritrovato attorno un popolo. E ora invece vediamo Carrón che si fa paladino del "come rendere attraente la fede": alla ricerca della
Strategia Pastorale Vincente, come nei convegni pastorali delle diocesi di periferia.
Anche più grave è l'equivoco sulla libertà : il
"mondo in cui il valore supremo è la libertà " la intende infatti come liberazione da qualsiasi ordine e qualsiasi umanità , e ce lo testimoniano gli aberranti fatti di cronaca di ogni giorno.
Piovono quindi i cavoli a merenda, con la solita inevitabile menzione del Concilio Vaticano II. È come se Carrón fosse svegliato ogni mattina dall'incubo di un Bergoglio che gli dice: "voi ciellini siete contrari al Vaticano II, io ora vi chiudo il movimento e ti sbatto a fare il viceparroco ad Orgosolo!" (Un pochino è vero: per esempio nel movimento si motteggiava sul Concilio dicendo che ciò che ha di buono non è nuovo, e ciò che ha di nuovo non è buono).
A giudicare dal coro ultrà della tifoseria (sentite che roba:
"riafferma con forza la sintonia", come un candidato alle regionali), più che un incubo ricorrente dev'essere proprio un'ossessione:
Carrón riafferma con forza la sintonia tra Cl e papa Francesco: «Chi ha preso parte all’incontro del movimento con papa Francesco il 7 marzo 2015 e ha ascoltato le sue parole, ha potuto toccare con mano quanto gli siano familiari certe espressioni di don Giussani. Per noi è una gioia constatare che la modalità di concepire il cristianesimo cara a Giussani coincide con quanto il Papa propone». E aggiunge: «Che poi noi siamo in grado di vivere fedelmente tutto ciò è un altro paio di maniche. Anzi: una scommessa».
In realtà il
7 marzo 2015 il Bergoglio diede una memorabile strigliata ai ciellini. Dopo aver detto che «il carisma originario [di CL] non ha perso la sua freschezza e vitalità »
(spiegatelo al Carrón tutto proteso alla necessità di "riscoprire" - cioè sterilizzare - tale carisma), insinuò che nel movimento anziché tener vivo il fuoco si adorassero le ceneri, che i ciellini fossero «autoreferenziali» e che curassero una «spiritualità di etichetta». Sì, lo disse proprio al movimento dove più alligna la tifoseria papista e dove più si fa ironia contro l'autoreferenzialità e le etichette, sgattaiolando via subito dopo (i gesuiti hanno sempre avuto il dente avvelenato con CL). Immaginatevi la faccia dei ciellini in piazza san Pietro, con le occhiaie per la levataccia, le parecchie ore di pullman e di applausi e canti, di fronte alla gratuita sferzata.
"Che poi noi non siamo in grado di vivere... categoria di ambiente... periferie... Chiesa in uscita...": Bergoglio, ti salutiamo con la nostra faccia
sotto i tuoi piedi, proprio il massimo, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti!
(tifoseria papista).
Lo stesso Carrón che alacremente lavora per castrare il movimento, perorando Scola come vescovo di Milano qualche anno fa lamentava un cristianesimo
ridotto a «intimismo e moralismo», difendeva l'«operosità » e attaccava il «neocollateralismo della Curia» sinistrorsa, l'«autoriduzione dell'originalità del cristianesimo», le «posizioni relativistiche», che contribuivano a «confermare una sostanziale
irrilevanza di giudizio della Chiesa rispetto alla mentalità dominante». È una personalità bipolare, o un voltagabbana? Quale sarà la vera agenda del Carrón che sta contrapponendo "militanza" a "testimonianza" (cioè contrapporre l'acqua all'H²O) e brutalizzando le voci delle "incomprensioni"?