Lo sterminio dei passeri voluto da Mao Tze Tung
impressiona non tanto per la sua crudeltà ma per la sua totale
stupidità. E' uno dei tanti episodi che dimostrano la totale mancanza di
buon senso e di logica, tipici di tutti i regimi comunisti. L'
eliminazione dei quattro flagelli,
secondo il linguaggio ufficiale, detta anche grande campagna
anti-passeri o campagna «Uccidi i passeri», fu una delle prime
iniziative lanciate in occasione del
Grande balzo in avanti, il famigerato piano per la crescita economica cinese dal 1958 al 1962.
I quattro flagelli da eliminare erano
i ratti, le mosche, le zanzare e i passeri.
I passeri, furono inclusi nella lista perché la loro abitudine a
nutrirsi di cereali sottraeva alla popolazione rurale una parte del
raccolto di grano e riso. Per sterminarli, la popolazione cinese fu
mobilitata in massa: i contadini furono incaricati di fare rumore
(battendo pentole, vasi o tamburi) per spaventare gli uccelli e impedir
loro di posarsi sugli alberi, forzandoli a volare fino a cadere a terra
morti per lo sfinimento.
I nidi vennero demoliti, le uova distrutte, i pulcini uccisi. Si
stima che furono abbattuti otto milioni di passeri e altri uccelli,
causando la quasi scomparsa degli uccelli in Cina. Nell'aprile del 1960,
i dirigenti cinesi si resero conto che i passeri non mangiavano solo i
cereali ma anche una gran quantità d'insetti. Anziché aumentare, i
raccolti di riso dopo l'operazione diminuirono sensibilmente. A seguito
di questa scoperta
Mao
ordinò di fermare lo sterminio dei passeri, rimpiazzandolo con la
caccia alle cimici all'interno della campagna di eliminazione dei
quattro flagelli.
L'intervento si rivelò tardivo: in assenza dei passeri, suoi
predatori naturali, la popolazione di cavallette aumentò
considerevolmente e ne risultò un'amplificazione dei problemi ecologici
della Cina già causati dal
grande balzo in avanti.
Un tale squilibrio ecologico è stato indicato
tra le cause che provocarono
la grande carestia cinese durante la quale oltre
30 milioni di persone sarebbero morte di fame.
(tratto dal sito:
Il museo degli orrori del comunismo - di cui segnalo anche la pagina dedicata a
Beppe Grillo)