Il principale
vizietto dei gesuiti: la chiarezza...
«Per esempio mi domando se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, e lo è per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta».
L’esposizione gesuitica è invece, al solito, un saggio di semantica sibillina applicata: la formula dubitativa
(«mi domando se...»), i termini equivoci
(«espressione di una frustrazione e di una rassegnazione»), il luogocomunismo
(«il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria»), lo slogan multifunzion e in cui tutti possono riconoscersi e che ciascuno è legittimato a brandire
(«l’impegno a favore di una società più libera e più giusta»).
[...]
Una volta di più,
Magister punta il dito su quello che è oramai il segreto di Pulcinella: la presenza di una massiccia, agguerritissima
lobby gay all’interno della Chiesa, e del Vaticano in particolare. Nonostante le incredibili vicende del Sinodo straordinario sulla famiglia (con la
relatio post disceptationem che attribuisce nientemeno che «qualità trascendenti» all’omosessualità ), questa lobby non ha ancora gettato la maschera del tutto. Lo sta facendo piano piano. D’altra parte, il
coming out omo-ecclesiastico, l’uscita dai sacri armadi delle «cardinalesse» e delle «vescove» con vizietto (non disgiungibile, spesso, da quello contiguo della omo-efebofilia che i media chiamano «pedofilia»
tout court), prima o poi è inevitabile. Si sa, del resto, quanto agli omosessuali, per vari motivi psicologici, piaccia l’esibizione, l’ostentazione boriosa e catartica della propria identità problematica.
(indovinate dunque quale è il gesuita di cui si parla. Le citazioni qui sopra vengono da un articolo su
FDF).