Quel rabbi Hirsh che intervistai una ventina d’anni fa... fu il primo da cui ricevetti la notizia – con l’accento di Manhattan – che i sionisti, venendo in Israele, avevano violato i Tre Giuramenti talmudici.
“I Tre giuramenti sono: il popolo ebreo giura di non ribellarsi contro le nazioni del mondo; secondo, ha giurato di non intraprendere azioni che accelerino la Fine dei Tempi; terzo, di non tornare in massa in Israele. Non prima della fine messianica dei tempi, il cui giorno è noto solo all’Altissimo”. Il ritorno non deve essere un atto di forza, ma mistico e sacro. Guai a ricostruire il Tempio. I nuovo Tempio, disse, scenderà dal Cielo. Allora la Gerusalemme terrestre diverrà tutt’uno con Gerusalemme celeste.
Quando gli ebrei trasgrediscono i Tre Giuramenti, l’Altissimo permette che “la carne giudaica sia lacerata” come da artigli di leone. Come è già avvenuto, mi disse, per opera dei nazisti.
Il movimento Neturei Karta è, originariamente, una scuola rabbinica haredi, di stretta ortodossia. Molte di queste scuole, o lignaggi di famiglie rabbiniche, sono state ostili al sionismo; le più adesso in qualche modo lo accettano, o approfittano dei vantaggi dello stato ebraico. Neturei Karta è rimasto contro, in modo militante.
Come mai? Rabbi Hirsh mi raccontò di un saggio ebreo, si chiamava Ahad Ha’Am, che negli anni ’20, fu rivoltato dalle prime notizie dei massacri di palestinesi da parte degli ebrei. “Sarebbe questo il sogno di ritorno a Sion: macchiare la sua terra di sangue innocente? Se questo è il Messia, non voglio assistere alla sua venuta”...
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