«Il magistero dell'immagine ha preso il sopravvento sui fatti concreti»:
http://bizzarrobazar.com/2014/11/25/morte-2-0/
27 novembre. Madonna del Miracolo e Miracolosa. La felicità ineffabile
dell’assenza di pretese e della purezza
-
*Festeggiamo la Medaglia Miracolosa domani festa della Madonna delle
apparizioni di Rue du Bac e a Roma.*
*Luigi C.*
di Plinio Corrêa de Oliveira
Il quad...
4 ore fa
interessante il link postato.
RispondiEliminaTempo fa quando collaboravo con altro blog, da un un punto di vista letterario e non solo, scrissi questo.
Ha una delle scaturigini da qui il "mortuario":
http://esperidi.blogspot.it/2013/11/10-racconti-gotici-e-lo-spaccato-su.html
Alcuni appunti;
RispondiEliminaSul tema, in senso lato, il film saggio "La morte in diretta" http://it.wikipedia.org/wiki/La_morte_in_diretta
1980 di Bertrand Tavernier;
Andrè Bazin, citato nell'art. al tuo link, infatti, era cattolico....ecco perchè si occupava di etica della visione nella Nouvelle Vague '60, in Hitchcock e non solo;
sull'orrido Damien Hirst, cfr
http://www.corriere.it/cultura/12_ottobre_14/hirst-farfalle-morte_1afda892-1608-11e2-9913-5894dabaa4c4.shtml
vedi questi colori? sono ali di farfalle ammazzate da hirst, non a solo teschi finti, fa "arte" con pezzi di morti
http://static.ecoo.it/ecoo/fotogallery/625X0/7787/mostra-di-damien-hirst-polemiche.jpg;
su arte e morti di Gunther Von Hagens scrissi questo:
http://svulazen.blogspot.it/2013/11/continua-la-fiera-degli-orrori-body_11.html
Nel medioevo ricordo alcune frasi di S.Agostino:
RispondiEliminaNel De Doctrina Christiana, I, 2, a proposito di "Quid res, quid signa" (PL 34, 19-20) sostiene che nella sua epoca, altamente filosofica e simbolica, le creature potevano essere lette in 2 modi insieme, "ut res vel ut signa", ovvero come la cosa in sè (in questo caso la persona percepita a livello esistenziale e ontologico), e come segno, percepito a livello culturale-simbolico.
Questo intelligente passaggio rapportato a oggi varrebbe ancora su un piano logico-comunicativo, ma in relazione al post è ancora più evidente il desiderio odierno di demolizione della creatura-persona quanto della creatura-segno.
Questi vogliono esibire la morte e la nullificazione dell'essere come uno spettacolo leggero qualunque, per demolire il sacro di ogni creatura.
Salve Josh.
EliminaIl passaggio di Sant'Agostino che citi è davvero straordinario e anticipatorio della più moderna filosofia.
Non credo però che, riguardo al mio post, si possa parlare di "demolizione della creatura-persona quanto della creatura-segno". Certo, come in ogni passaggio critico (ed ogni crisi è come un Giano bifronte) si riscontrano delle estremizzazioni e delle forzature. Siamo esseri umani, si cerca la strada a tentoni.
Ma non penso che l'esibizione della morte porti necessariamente alla demolizione del sacro. Abbiamo assistito per decenni all'occultamento della morte, rimanendo muti e senza appigli, quando per secoli avevamo Ars Moriendi e quant'altro a guidarci. Oggi è più difficile. Però mostrare la morte non è rifuggire dal sacro, bensì renderlo parte del quotidiano per quanto possibile. La fatica, il dolore, il crollo fisico stanno a poco a poco riacquistando posto nel comune sentire: cosa ci sarebbe di male?
Ribadisco, la strada è ancora lunga e questi primi "esperimenti" inconsapevoli soffrono necessariamente di una certa ingenuità, che talvolta li vanifica. Ma mi sembra che la direzione sia quella giusta: riappropriarci della morte e della sofferenza, renderle parte della vita sociale (che oggi passa inevitabilmente per la rete), e farne un momento di riflessione e di condivisione. Al di là dei credo religiosi, mi sembra una tendenza su cui valga la pena di riflettere senza tranciare giudizi affrettati.
Più che al suo post, mi riferivo in genere all'oggi...il suo post è stato solo spunto, occasione;
RispondiEliminase ha notato le critiche non erano all'autore, cioè a lei....
Espungere la visione cristiana da me è un po' difficile, e anche espungerla da questo blog:-)
Detto questo, esistono più modi di riflettere sulla morte e di mostrarla.
Mostrare la morte in una banalizzazione seriale, come la si mostra oggi in certi casi (la serialità in Damien Hirst, l'orrore dei corpi e la desacralizzazione dell'individuo in Gunther Von Hagens-che ha avuto più che legittime condanne dai vescovi-, i teschietti sui body delle ragazze etc) è sia espungere il sacro della morte, sia violare la dignità della persona e della vita.
Non a caso, poco sopra ho citato il film saggio "La morte in diretta"....L'ha visto? molto bello e terribile.
Del resto io non ho mai scritto che ci sia qualcosa di male nel fatto che "La fatica, il dolore, il crollo fisico stanno a poco a poco riacquistando posto nel comune sentire", ma ho criticato solo strumentalizzazioni del corpo che fanno pornografia della morte, e violenze morali, che è un po' diverso.
Dubito che i miei giudizi siano affrettati, se ha letto anche i link me ne sono ocupato tra l'altro su web più volte come divertissement sul gotico e sue implicazioni; (mentre nelle sue implicazioni nella vita reale per quanto riguarda l'insegnamento di estetica e storia dell'arte)
Mi scuso se non mi sono fatto capire meglio - non mi permetterei mai di definire i suoi giudizi affrettati, fra l'altro parlando con lei per la prima volta! Il mio era un monito generico. Così come non le chiederei mai di rinunciare alla sua visione cristiana, ci mancherebbe. Ma la rete è bella anche perché ci si può confrontare con visioni differenti. :)
EliminaVisto che li cita, vorrei sottolineare che esiste, a mio parere, un abisso incolmabile fra Hirst e Von Hagens e non trovo giusto associarli. Le opere di Hirst si inseriscono in un contesto (quello degli YBA di fine anni '80) in cui l'arte diventa completamente e consapevolmente capitalista; e nella frenesia del "make now - sell now", è soltanto la shock art che riesce a farsi sentire, ad emergere dal marasma dell'offerta saturata. Superficialità senza alcuno spessore. Si dice spesso che l'opera di Damien Hirst è "incentrata sulla morte" - ma cosa ci ha mai detto sulla morte Hirst che non fosse già risaputo?
Von Hagens, d'altra parte, ha una lunga tradizione scientifica alle spalle. Non ho mai sinceramente capito il grande scandalo che lo riguarda, a meno di non essere mai entrati in un museo di anatomia: che differenza c'è fra le plastinazioni di Body Worlds e le preparazioni di Ruysch, di Fragonard, le pietrificazioni di Segato, Brunetti e soci, e qualsiasi altro tipo di preparato anatomo-patologico?
(Preparati che, peraltro, la Chiesa non ha mai condannato - sulla questione la rimando a un mio articoletto: http://bizzarrobazar.com/2012/09/05/chiesa-e-anatomia/)
Certo, i tempi sono diversi, e Von Hagens ha volutamente cercato l'esposizione mediatica per raggiungere un pubblico vasto e ampliare la portata della sua mostra; i riscontri gli hanno evidentemente dato ragione, la gente è interessata a capire com'è fatto l'interno di un corpo umano (e nessun modello sostitutivo può competere con quello autoptico). Fatico francamente a vedervi scandalose strumentalizzazioni.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaE' vero che non ha senso accostare Hirst e Von Hagens, in sè; ma il minimo comun denominatore tra i citati non era per affinità ma per come si accostavano alla morte...diversi ancora, allora Andrè Bazin e Tavernier...ambiti diversi e pensieri diversi.
RispondiEliminaHirst e Von Hagens hanno però un modo ossessivo di rapportarsi con la morte.
(aggiungo, visione assolutamente personale, che per me le cose di cui parliamo non sono arte. Le ultime tracce di arte le trovo qua e là fino al 1940 circa, poi per me quasi nulla si può chiamare arte. Siamo nell'epoca della Grande Banalizzazione e del Grande Nulla).
Le opere di Hirst, riguardo al tema 'morte', sono composte di pezzi di animali uccisi;
Non sarebbe vero in assoluto che soltanto la shock art riesce a farsi sentire:
diciamo che viviamo in un mondo malato in genere, spiritualmente impoverito, che ha smarrito il nesso tra etica ed estetica, in generale, e che forse in ambito percettivo ha bisogno di essere scosso.
Che sia questa la maniera, può però anche non essere vero. E il mondo attuale, in cui "tutti hanno studiato", produce però in effetti ciofeche, pardon, un livellamente verso il basso. Non è però che se questo è lo stato attuale del mondo e del gusto, sia allora "bello" questo modo di fare arte, perchè il mondo attuale senza trascendente e senza metafisica sa capire solo questo, allora diventa bello questo.
Hirst indubbiamente non ha detto nulla di nuovo sulla morte, l'ha solo esibita con capriccio e spesso con cattivo gusto.
La differenza tra Von Hagens, e la tradizione scientifica risiede nei fini. Dalle mie parti ci sono musei anatomici, sale studio ed esposizione: studio appunto, ricerca, non esibizione alle masse, anche se con possibilità di visita.
Infatti Von Hagens non fa ricerca medica vera e propria, ma esibisce cadaveri umani, cui in più è tolta la dignità e il sacro per il modo in cui sono esibiti: mentre giocano a carte, fanno colazione, fanno finta di correre etc.
I riscontri di pubblico delle mostre di Von Hagens hanno dato ragione in realtà alla caduta del gusto e dell'etica del mondo di oggi; se guardiamo ai riscontri di pubblico come metro di valore allora anche Madonna e Lady Gaga dovremmo dire sono artiste enormi, maggiori che so di Palestrina, o Gesualdo, e invece....il fatto che le masse ci vadano a vedere i morti di Von Hagens è più il prurito del freak show, perversione, concupiscenza degli occhi e desiderio di rompere un altro tabù del rappresentabile, o come andare al Luna park sulla discesona che tanto ci fa paura,
che non l'interesse verso un presunto sapere....
Se la gente fosse interessata a capire com'è fatto l'interno di un corpo umano sarebbe andata in sala autopsie, o nei musei anatomici, ma non alle mostre di Von hagens. Non si vede cosa ci sia di istruttivo a vedere dei morti rinsecchiti sezionati e ricomposti in pose irrispettose.
Comunque, io non faccio testo...non appartengo, fondamentalmente...........
Ecclesiaste 1,8
Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire.
Sull'arte contemporanea e Hirst vedo che la pensiamo in maniera molto simile. La shock art tenta di farsi sentire urlando; questo non significa certo che abbia da dire qualcosa, o che sia auspicabile continuare in questa direzione. Anche perché mi sembra che il mondo dell'arte stessa e il pubblico siano ormai stanchi di una certa saturazione di trovate "scandalose", la cui risonanza si spegne velocemente e inesorabilmente.
RispondiEliminaSu Von Hagens capisco il Suo discorso, ma non condivido. La mostra Body Worlds non è composta unicamente dai famigerati preparati in pose "artistiche" (mi passi il termine inappropriato), ma anche di un percorso piuttosto esaustivo all'interno delle funzioni fisiologiche, della formazione delle strutture ossee, del sistema vascolare o riproduttivo e via dicendo, con sezioni istologiche, patologiche, video e diagrammi illustrativi.
Ciò che ha fatto Von Hagens è stato essenzialmente utilizzare mezzi pubblicitari moderni per attirare le masse a contatto con l'anatomia. Magari buona parte degli spettatori è titillata dal voyeurismo o dal sensazionalismo, ma quello che si trova davanti una volta dentro la mostra è una seria divulgazione, con tutti i suoi risaputi limiti e i meriti.
Certo, rimangono quegli écorché in pose plastiche. Ma, ripeto, molti anatomisti si cimentarono nello stesso tipo di allegorie. Ruysch in primis aveva creato diorami con scheletrini fetali e varie parti anatomiche a fare da "paesaggio": calcoli renali come rocce, vene e arterie iniettate e indurite per creare gli “alberi”; gli scheletri piangevano il loro stato nascondendo il viso nei loro “fazzoletti” ricavati dal mesenterio delle meningi, ecc. E di preparati anatomici in cui la scienza e l'arte si confondono (o si aiutano a vicenda) sono pieni i musei. Che non per niente si chiamano così, visto che dovrebbero risvegliare nel visitatore le Muse delle arti e delle scienze.
Spettacolo? Certo, anche quello, pur risvegliare la meraviglia. Questo è a mio parere il senso delle wunderkammer. E non ci vedo nessun abbrutimento, perché una volta esperita la meraviglia, il senso del sacro è dietro l'angolo.
_sulla wunderkammer e dintorni, in breve, se vuole, scrissi questo :-)
RispondiEliminahttp://esperidi.blogspot.it/2013/09/stanze-e.html
_su un certo tipo di immaginario "oscurato", se vuole:
http://esperidi.blogspot.it/2008/11/dark-lady-signora-della-tenebre.html
http://esperidi.blogspot.it/2008/11/la-dark-lady-nel-cinema-della-prima-met.html
http://esperidi.blogspot.it/2009/01/la-dark-lady-nel-secondo-novecento-tra.html
"E' del poeta il fin la meraviglia...chi non sa far stupir vada alla striglia" [G.B.MARINO]
Grazie, bellissimi articoli!
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