Definirla scalcagnata è dir poco. Gruppetti troppo veloci, gruppetti troppo lenti, servizio d'ordine quasi inesistente.
Gruppetti variopinti: grassi preti di colore accanto a preti italiani mingherlini, una suora vestita di bianco a braccetto con le consorelle in nero e bianconero, il prete con cappello e sciarpone, il giovanotto solitario in giacca e cravatta e ombrello formato famiglia, i preti in camice druidico (e tanti francescani e tante suore dietro le transenne e in giro altrove). Il gruppone di seminaristi: non ce n'erano due con la stessa cotta. Il gruppone di preti: non ce n'erano due con la stessa foggia di talare. Parecchio alto il numero di preti, suore e seminaristi stranieri.
Tre quarti dei consacrati partecipanti alla processione erano impegnati solo a scattare foto, a controllarsi l'abito o a guardare alle transenne per farsi notare da eventuali amici e conoscenti (andando spesso alle transenne a salutarli). Notevole la novizia che scattava foto delle schiene di quelli più avanti nella processione usando un grosso "tablet".
L'altro quarto dei consacrati/consacrandi e confraternite cantava e pregava a bassa voce, spesso con un'espressione di seccatura o di vergogna.
Finalmente passa il carro del Santissimo. La targa è SCV 1, quella che fino a febbraio scorso rappresentava l'auto privata del Papa è stata ora assegnata ad un grosso autocarro americano formato carnevale di Rio. Sul quale era stata allestita mezza cappella con due chierici davanti al Santissimo Sacramento (no, il Papa non era al volante, era a piedi e non mi sono accorto quando mi è passato davanti).
Passato l'autocarro, si scatena la fiumana di gente che corre da tutte le parti, per lo più per scattare foto e salutare gli amici (la processione non è neanche a metà ), altri per svicolare verso casa. Un pelato delirava alle mie spalle parlando al telefonino di gazzarra "tal quale agli islamici" (l'odio alla Chiesa fa evidentemente credere perfino all'esistenza di processioni musulmane).
Quasi a dar ragione al pelato, dai gracchianti altoparlanti stava passando l'invocazione biascicata e trascinata: Gesù, nostro amico e nostro fratello...
E di tutto questo posso ancora dire che non mi desta troppe preoccupazioni.
La vera spiacevole sensazione è stata quando mi sono reso conto che al passaggio dell'autocarro del Santissimo, invece di guardare lo spettacolo e fotografare come tutti gli altri, ero l'unico inginocchiato sul selciato.
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