Il 29 gennaio 2024 ci ha lasciati mons. Williamson.
Nel quadro della vasta (e costosa) operazione di restyling & rebranding aziendale della FSSPX, nell'ottobre 2012 ne era stato scacciato per imprecisata "disubbidienza" (dalla scivolante FSSPX notoriamente si viene scacciati anche solo per antipatia di qualche capetto, come hanno potuto fare esperienza tanti seminaristi nel corso degli ultimi decenni), che probabilmente consisteva nell'aver amministrato due mesi prima la Cresima ad un centinaio di fedeli brasiliani ai quali il Superiore Generale voleva che venisse negata ("extra Fraternitatem nulla salus"), per non essersi piegato agli accordismi (all'epoca di moda nella Fraternità), e soprattutto per lo scandalo prefabbricato del cosiddetto "antisemitismo" di tre anni prima.
In questo post del 2012 è utile leggere alcuni commenti dell'epoca:
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/10/mons-williamson-escluso-dalla-ffspx.html
Il recente comunicato della FSSPX, con la tipica ambigua untuosità clericale, dice laconicamente e con espressione in forma impersonale (tipica del clericalismo): «Purtroppo la sua strada e quella della Fraternità si sono separate molti anni fa». Che è un modo per dire: abbiamo l'esclusiva sulla Tradizione™, mentre lo stato di necessità© vale solo quando lo diciamo noi® ("e abbiamo pure il diritto di prendere posizioni altalenanti").
Bel trattamento della FSSPX ad un "figlio" di Lefebvre, no? È proprio come diceva don C. tanti anni fa: dai vaticansecondisti perdi la fede, dai lefebvriani perdi la carità.
Ci ha pensato mons. Viganò a parlarne.