Vale la pena rileggere quell'articolo che Gnocchi e Palmaro¹ pubblicarono a ottobre 2013, «Questo Papa non ci piace», per ricordarsi di come certi chiari indizi fossero presenti fin dall'inizio, fin da quel mefitico «buonasera».
La tipica tragedia dei normalisti² è che un Bergoglio, frutto conciliare, è sempre stato troppo difficile da conciliare con un Wojtyła, altro frutto conciliare, pur essendo frutti dello stesso albero. Mentre i normalisti si affannano in una corsa a ostacoli fantozziana (pur vedendosi sdoganati tutti i loro più reconditi e osceni desiderata, come ad esempio la comunione "sulle mani", il "chi sono io per giudicare", il disprezzo di qualsiasi cosa anche solo vagamente tradizionale...), ci si chiede perché diavolo il successore ufficiale di Pietro abbia detestato così tanto il gregge che era chiamato a pascere (oltre che l'ovile stesso) e come mai fosse così tanto sfacciatamente amicone di lupi e bestie varie (Scalfari, Traettino, Bonino... e non certo per invitarli a convertirsi). Sarà mica che ha ragione Viganò quando dice che il Bergoglio non ha mai voluto essere davvero pastore della Chiesa universale? Vi illudete che davvero un prossimo papa possa salvare capra e cavoli senza spazzar via il Concilio Pastorale?
Nella scorsa settimana, nonostante l'orchestra mediatica abbia tentato (interessatamente) di rassicurare sulle sue condizioni di salute, pare che il soggetto sia già spacciato, almeno da diversi giorni (da quando si stanno frettolosamente radunando gli avvoltoi e i loro emissari: tenteranno mica di produrre un sosia con l'AI? quanto potranno posticipare la morte ufficiale?). Si sperava fino all'ultimo che, come richiesto da Nostro Signore Gesù Cristo, si ravvedesse e confermasse i fratelli nella fede (cfr. Lc 22,32), cioè che almeno per un minutino fosse davvero pastore³ della Chiesa universale.
Dopo gli incalcolabili danni che han fatto il Bergoglio⁴ e quelli che più o meno convintamente hanno voluto (o accettato di) assecondarlo, posso facilmente profetizzare che il prossimo Papa non vi piacerà perché non potrà prescindere dal Concilio Pastorale, esattamente come non hanno potuto i suoi predecessori. Guarderemo attoniti e desolati (frutto del Concilio Pastorale!) il nuovo pastore somministrarci qualche contentino lasciando metastasizzare il resto (non solo di questi sventurati ultimi dodici anni), festeggeremo (frutto del Concilio Pastorale!) il timido minuscolo passo avanti che farà ogni dieci decisi passi indietro, persino se fosse più "mastino della fede" di un Ratzinger.⁵
Insomma, morto un papa se ne fa un altro ma conciliare, mentre sullo sfondo resta tragicamente ignorata la parabola dei vignaioli omicidi, che sembra parlar proprio della gerarchia.
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¹) Ricordiamo fieramente che il compagno Livio Stalin Fanzaga fu zelantissimo nel liquidare subito Gnocchi e Palmaro (ancor prima che potessero fare «puntualizzazioni»), con la faccia di bronzo di presentarsi come vittimina filialmente ubbidiente all'Argentino (non dissimilmente dall'episcopato smanioso di ingraziarsi i superiori bergoglioni).
Successivamente trapelò la notizia che alcune settimane dopo il Bergoglio aveva telefonato a Palmaro, in un gesuitico tentativo di rimescolare le carte quel tanto che basta per insabbiare il grido de "il re è nudo".
²) I "normalisti" sono "quei cattolici intenti pateticamente a convincere il
prossimo, e ancor più pateticamente a convincere se stessi, che nulla è
cambiato. È tutto normale e, come al solito, è colpa dei giornali che
travisano a bella posta il Papa". Chi non ha già incontrato i truci normalisti che per rassicurare sé stessi vi scatenano contro il peggior clericostalinismo?
E ve li ricordate gli autori cattolici che pur di fronte a quei chiari indizi si affannavano ad ergersi a tifoseria papista e a tentare acrobatiche difese della teologia bergogliana?
E non parliamo poi della moda di cantarsela, suonarsela e canonizzarsela...
³) Essendoci tra i quattro gatti dei miei lettori qualcuno particolarmente
cretino, son costretto a ribadirgli che il cielo è blu e che le foglie son verdi d'estate, e che se la verità è il "bianco" allora la menzogna non è solo il "nero" ma anche il grigio, il giallo, il rosso... e che se è vero che ci si può santificare anche in condizioni difficili, non sequitur il tafazzismo del procurarsele; e soprattutto ribadirgli che papi e vescovi hanno una gravissima responsabilità davanti a Dio riguardo al gregge da pascere, cioè riguardo a me, te, e tutto il resto dell'orbe cattolico. Pertanto se fino alla fine somministrano veleno anziché il nutrimento spirituale che sono tenuti a dare a pecorelle e agnelli,
il disprezzo (pur misto a dolore) di agnelli e
pecorelle se lo meritano tutto, anche in prossimità della morte. Proviamo, per cortesia, a non chiamar carità il mieloso buonismo e a non gracchiare "pregate di più" per tappar la bocca a chi fa notare la catastrofe: i cattolici, oggi, per restare tali han da difendersi anzitutto dalla gerarchia e dalla Pastorale.
⁴) In Argentina si diceva: "ci vorranno almeno vent'anni per rimediare ai danni che Bergoglio ha fatto in diocesi in due anni". Più i danni lasciati dai predecessori conciliari...
Mini digressione: non sembra casuale che la FSSPX stia valutando che la caotica eredità bergogliesca e la sua morte aprano una breve ma comoda finestra di opportunità per darsi altri vescovi.
⁵) Ratzinger, frutto del Concilio Pastorale, ci ha dato il Summorum Pontificum
(e gliene saremo sempre grati) ma si è sempre guardato bene
dall'avvalersene (anche soltanto in privato, sarebbe bastata una sola
foto), proprio come se fosse stato un mero contentino da ammannire alla riserva indiana.
Quelli che "il mio papa è Ratzinger" sono di fatto dei normalisti, convinti che con qualche aggiustatina qua e là (cioè qualche compromesso fra la verità e l'errore) si possa mantenere in piedi il traballante trabattello postconciliare.
Avvertenza: questa pagina è stata pubblicata mentre il Bergoglio era "ufficialmente ancora vivo".
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