mercoledì 31 gennaio 2018

«lo spirito del Concilio, ossia la sua anima, la sua mens»

Lunga citazione che però vale la pena di leggere:
Così chi approva le delibere crede di contribuire al restauro dell’antico monumento, ma chi le ha redatte vuole ottenere un esito opposto. La buona fede dei membri di quella commissione nulla toglie alla portata devastatrice delle decisioni, perché non è l’intenzione di chi le ha approvate ad interessare, ma il risultato finale.

Lo stesso è accaduto al Concilio, e gli studj recenti hanno consentito di svelare gli inquietanti retroscena della gestione criminale - e non uso questo termine a caso - da parte delle Commissioni. Si tenga ben presente che i metodi di manipolazione degli organi assembleari erano ben noti alla fazione progressista, mentre trovavano del tutto impreparati i Presuli conservatori.

Senza enumerare i moltissimi casi di cui si hanno esempj dai diari dei Padri, potrei ricordare semplicemente la convocazione di una Commissione il 21 Novembre 1964, giorno in cui si celebrava il solenne Pontificale per la proclamazione della Vergine sotto il titolo di Mater Ecclesiae. La notizia della convocazione venne lasciata la sera della vigilia (era un venerdì) nella casella dei Padri, sapendo benissimo che l’indomani la parte conservatrice si sarebbe recata ad assistere al rito papale, mentre i progressisti, debitamente informati, erano tutti presenti al voto, che ovviamente passò senza alcuna opposizione e venne presentato a Paolo VI come frutto di una regolare consultazione. Casi come questo erano la norma, e dimostrano che se da un lato vi fu una incomprensibile ingenuità in tanta parte dell’Episcopato, dall’altra si stavano adottando metodi dolosi e disonesti per far dire al Concilio, in seguito, ciò che mai sarebbe stato approvato se fosse stato espresso in modo diretto.


D’altra parte, simile procédé è stato adottato anche al recente Sinodo per la Famiglia, e ne abbiamo avuto notizia da mons. Bruno Forte, della cui attendibilità non vi è ragione di dubitare. Riferendo le parole di Bergoglio, egli ha detto: «Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino ci combinano. Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io» (qui). Sull’eloquio bergogliano, glissons. Ma in realtà queste parole riassumono perfettamente non solo ciò che si è dimostrato esser avvenuto al Sinodo, bensì anche quello che avvenne al Concilio. Stessi metodi, e stessa malafede. E come al Sinodo i Padri credevano di aver scongiurato la legittimazione del concubinato ed erano convinti di aver ribadito il divieto di ammissione ai Sacramenti per i pubblici peccatori, in realtà le decisioni erano state già prese altrove e ratificate in alto loco: si trattava solo di creare le premesse, e poi altri avrebbero fornito un’interpretazione prontamente ratificata, addirittura con la loro pubblicazione sugli Acta.


Non erano guidati dallo Spirito Santo anche i Padri Sinodali? Non si dovrebbe poter dire di un Sinodo presieduto dal Papa ciò che padre Scalese afferma, «Un Concilio è fatto, innanzi tutto, dai Vescovi. Che poi questi si servano dell’opera di teologi e periti (che possono essere piú o meno ortodossi), è vero; ma alla fin fine sono i Vescovi che approvano i documenti finali; ed è a loro che è garantita l’assistenza dello Spirito Santo»? In condizioni normali sì, e sarebbe temerario affermare il contrario. In condizioni normali. Ma noi non ci troviamo in condizioni normali, e non lo eravamo nemmeno settant’anni fa, quando i più autorevoli esponenti della Curia Romana sconsigliavano la convocazione di un Concilio, giudicando troppo rischioso esporsi alle manovre dei novatori. La Storia ha dimostrato che essi non avevano torto, ma ripeto: a quel tempo nessuno ne aveva la percezione chiara, a parte pochi Cardinali.

Affermare che il Concilio «è stato tradito» equivale a dire che Amoris Laetitia è stata fraintesa. Se quel Concilio fosse stato dottrinale, avrebbe formulato precise definizioni ed altrettanto precise condanne: ma non era quello che si voleva da parte dei novatori. Solo avendo un Concilio pastorale senza condanne e senza formule chiare si potevano creare le premesse per il cosiddetto postconcilio, seguendo appunto lo spirito del Concilio, ossia la sua anima, la sua mens. A credere che il Vaticano II fosse più o meno come il Vaticano I erano solo gli ingenui, i Pastori in buona fede, tratti in inganno da traditori che sono tanto più colpevoli, quanto più il loro tradimento si mostrò verso chi si fidava di loro. [...]

É quindi speciosa la distinzione tra la lettera e lo spirito del Vaticano II: come indica la parola stessa, lo spirito è ciò che anima qualcosa. E lo spirito del Vaticano II non ha fatto eccezione, anche se questo impone l’inquietante necessità di trarre le dovute conclusioni. Aggiungerei: si è mai avuto uno spirito del Concilio di Calcedonia che in qualche modo ne ha contraddetto i dettami? o uno spirito del Tridentino che ne ha capovolto i decreti? No. E non vi è stato nemmeno un postconcilio costantinopolitano IV od un postconcilio lateranense III che abbia tradito quei Concilj.

Il problema del Vaticano II è che esso, nelle intenzioni di chi lo ha manovrato nell’ombra, doveva essere qualcosa di completamente diverso dagli altri Concilj Ecumenici, esattamente secondo la mens espressa da Bergoglio nella conduzione del Sinodo per la Famiglia.
https://opportuneimportune.blogspot.com/2018/01/lettera-ad-un-sacerdote-la-risposta-di.html

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