venerdì 6 luglio 2012

Müller

Domani è il quinto anniversario del Motu Proprio "Summorum Pontificum".

Quando si dice "una brutta gatta da pelare": al tradizionalista ciellino Bux è stata richiesta una difesa d'ufficio dell'indifendibile Müller, di cui spopola sul web un'antologia di eresie che il diretto interessato non si sta certo affrettando a rinnegare.

Il povero don Bux è costretto a escamotage verbali tipici dell'establishment clericale che lui stesso detesta: «La Chiesa confessa la verginità reale e perpetua di Maria ma non si addentra in particolari fisici; né pare che i concili e i padri abbiano detto diversamente»... Intanto il Catechismo della Chiesa Cattolica (quello ottemperante al Concilio Vaticano II) è più preciso del don Bux e si abbatte senza pietà sul Müller: “499. L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo [cf. s.Leone Magno, Pelagio I, Concilio Lateranense, Concilio di Toledo, Paolo IV...] - 510. Maria è rimasta «Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine incinta, Vergine nel parto, Vergine madre, Vergine perpetua» [cf. s.Agostino, sermo 186]”

Ancora il don Bux, altra acrobazia verbale (della serie: ma che mi tocca fare per ubbidienza!): dice giustamente che perfino Gesù fu frainteso quando parlò di "carne e sangue", e che non bastano i sensi ma ci vuole la fede. Ma perché lo dice? Per sommergere di belle parole l'indifendibile affermazione del Müller secondo cui: «il corpo e il sangue di Cristo non indicano componenti materiali della persona umana di Gesù nel corso della sua vita o della sua corporeità trasfigurata. Qui, corpo e sangue significano la presenza di Cristo nei segni del medium costituito da pane e vino»...

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, ottemperante al Concilio Vaticano II, contraddice il Müller: 1333. Al centro della celebrazione dell’Eucaristia si trovano il pane e il vino i quali, per le parole di Cristo e per l’invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo.[...] fino al suo glorioso ritorno". Attenzione, dice: diventano, non dice "sono segni". Leggiamo anche la Mysterium Fidei di Paolo VI, ottemperante al Concilio Vaticano II, dove dice: “5. Con queste parole si esaltano insieme il Sacrificio, che appartiene all’essenza della Messa celebrata quotidianamente, e il Sacramento, di cui i fedeli partecipano con la santa Comunione mangiando la carne di Cristo e bevendone il sangue, ricevendo la grazia, che è anticipazione della vita eterna; e la «medicina dell’immortalità»”. E sempre nel Catechismo citato, ottemperante al Concilio Vaticano II, leggiamo anche: “1367. Il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell’Eucaristia sono un unico sacrificio: «Si tratta infatti di una sola e identica vittima e lo stesso Gesù la offre [...] «E poiché in questo divino sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo”. In parole povere: non si può immolare un simbolo in sostituzione di Cristo.

Il bello è che il don Bux dice testualmente: «Si veda in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica». Solo che lo dice rispondendo ad un'obiezione che non era stata posta. Come soggiungerebbe don Giussani: «non c'è niente di più incredibile di una risposta ad una domanda che non si pone». Del resto don Bux è stato "intervistato" (cioè schierato in campo) per difendere il Müller a costo di azzeccare figuracce. Magari Bux non ha avuto neppure il tempo di controllare le citazioni del Müller sui testi originali (in tal caso, probabilmente, avrebbe tentato di passare ad altri la patata bollente).

Il bombardone finale di Müller, «noi come cattolici e cristiani evangelici siamo già uniti persino in ciò che chiamiamo la Chiesa visibile», è ancora più indifendibile: basterebbe chiedere agli stessi protestanti cos'è per loro la Chiesa visibile e cos'è l'ordine sacro (al grado di episcopato) che Müller ha. Per questo il Bux è costretto a giocare la "coniglio-card": «Mi riferisco alla teologia, certo, che può essere opinabile. Tuttavia anche lo sviluppo dottrinale trae giovamento dal dibattito: chi più ha argomenti, convince. Nelle accuse a monsignor Müller si estrapola dal contesto: così è facile condannare chiunque. Un vero cattolico deve fidarsi dell’autorità del Papa, sempre...»

Questo gioco di sottintesi e di «tuttavia», questo disperato ricorso all'infallibile metodo del «voi estrapolate dal contesto», sono la miglior dimostrazione che neppure il don Bux riesce ad "avallare" la nomina dell'impresentabile Müller. I lettori distratti, leggendo solo il titolo della notizia, diranno: "Bux difende Müller, dunque o Müller è ottimo o Bux è un cretino", senza capire che la vita sacerdotale è fatta di un milione di queste assurde umiliazioni (immagino Bux al telefono che parla con un amico e viene intercettata la frase: «hanno nominato quell'eretico di Müller! voglio proprio vedere a chi toccherà difenderlo!» e poi, ironia della sorte...)

Nell'ultimo paragrafo dell'intervista il Bux fa quel che può: «Io sono certo che comprenda le ragioni che hanno indotto il Papa a promulgarlo e che opererà secondo lo spirito e la lettera del Motu proprio. Quanto alle estrapolazioni di cui abbiamo parlato, le cose scritte da monsignor Müller appartengono alla sua stagione di teologo e un teologo non produce dottrina, almeno immediatamente. Da vescovo deve invece difendere e diffondere la dottrina non sua, ma della Chiesa e credo che l’abbia fatto. Da Prefetto continuerà a farlo, sotto la guida del Papa».

Traduciamo in italiano le sue parole:
  • “Io sono certo che comprenda le ragioni”: non significa "ha compreso" (per cui è un auspicio e non un’affermazione!)

  • “un teologo non produce dottrina, almeno immediatamente”: è più un incrociare le dita sul futuro che una certezza sul presente!

  • “…della Chiesa e credo che l’abbia fatto.” Anche qui il Bux adopera un cautelativo «credo» anziché un «sono certo»!


Infine, riprendiamo uno dei passaggi del don Bux: «Nelle accuse a monsignor Müller si estrapola dal contesto: così è facile condannare chiunque. Un vero cattolico deve fidarsi dell’autorità del Papa, sempre». Si fa fatica a digerire questa consecutio: forse che il legittimo (e fondato) diffidare del Müller significhi diffidare del Papa? Oppure -colmo dei colmi- il Bux è stato chiamato a difendere una nomina sgradita al Papa?

(questa pagina è stata scritta grazie ai contributi di Giampaolo1951 e Sal)

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