domenica 15 marzo 2020

Un'esercitazione su vasta scala?

Mentre i preti scoprono lo smart working celebrando Messa su Youtube e rendendosi ancora più irreperibili per i sacramenti, le autorità civili impongono praticamente uno stato di polizia, creando un preoccupante precedente.

È un'imposizione che può devastare una società, visto che.richiede il perfetto funzionamento di parecchie infrastrutture e servizi:
  1. energia elettrica
  2. fornitura idrica
  3. scarichi/fognature
  4. connettività internet (fissa o cellulare)
  5. gas di città o fornitura bombole
  6. raccolta della spazzatura (e con questi sei mi sono limitato a quelli indispensabili a "rimanere in casa").
Prima lezione appresa dall'emergenza: al primo "guasto" comincia il panico (specie se non è localizzatissimo e facilmente contenibile). Tutti quei servizi vanno bene in ordinaria amministrazione: "quando c'è un guasto chiamiamo i tecnici per le riparazioni". Chi riparerà, se gli stessi tecnici sono malati o in quarantena? Non è che un tubo rotto si può riparare in smart working. Una società in cui servizi essenziali sono in mano ai privati (ai quali interessa solo macinare guadagni) finisce inevitabilmente per collassare alla prima "crisi" (cioè al primo momento in cui diventa più importante garantire un servizio che macinare guadagni).

Inoltre, è necessario anche che in casa siano presenti in quantità sufficiente a coprire il periodo di quarantena:
  1. farmaci e attrezzature mediche necessari, e di prima necessità
  2. cibi almeno a media/lunga conservazione (e anche bevande, qualora l'acqua del rubinetto non sia proprio decente)
  3. prodotti per l'igiene personale e per le pulizie
  4. denaro (contante ed elettronico)
  5. "backup" (esempio: un telefonino di riserva, qualora quello ufficiale si guasti; ma di quante cose occorrerà avere una "riserva"?).
Seconda lezione appresa dall'emergenza: praticamente tutti avevano almeno qualche "falla" nella loro "preparazione". L'intera società è andata avanti fino ad oggi presumendo che in caso di guasto "si chiama il tecnico" oppure "ma tanto a fine mese mi bonificano lo stipendio", "si compra il nuovo", "ma tanto c'è il bancomat", "ora prenoto e avviso", "non ho spazio in casa e comunque dovrei uscire lo stesso per comprare prodotti freschi (non vorrai mica farmi mangiare pane a lunga conservazione?)", ecc.
"Prepararsi", infatti, richiede autodisciplina, chiarezza degli obiettivi, tempo per gestire la propria dispensa, spazio fisico in casa. Non tutti hanno la villetta blindata con servizi autonomi e ridondati, e comunque anche chi ce l'ha può incorrere in qualche incidente domestico, malattia non prevista, fattore esterno imprevedibile (nucleare, batteriologico, chimico, anyone?).

Si può supplire all'impreparazione solo parzialmente con la parlantina, l'inventiva, e i buoni rapporti sociali. Costruire i quali è difficile e faticoso, e mantenerli lo è ancor più, specialmente in tempi di crisi e in situazioni in cui non sai fino a che punto puoi fidarti del vicino (non è che per un rotolo di carta igienica uno si becca il virus?).

Terza lezione appresa: chi era pronto dovrà "difendersi" da chi non lo era. Si pone infatti il problema morale della favola di Esopo della cicala e della formica. Tanto più che ogni cicala che arriva a sapere che hai stoccato beni (anche non di prima necessità) correrà a esigere la sua parte, e non è detto che sarà gentile e civile. E non è neppure detto che tratterà tale "parte" come bene prezioso in tempo di carestia.
Di fronte a Nostro Signore, nel decidere cosa dare e cosa non dare, ti verrà ogni dubbio e scrupolo. Il confine tra l'affidarsi alla Provvidenza e l'agire in modo scriteriato è estremamente labile - così come quello fra santità e pazzia.

Non voglio sviluppare ulteriormente, preferisco qui concludere con un breve volo pindarico: la crisi in corso sta insegnando piuttosto efficacemente una mentalità "survivalista". Come se questa pandemia fosse anzitutto un'esercitazione su grande scala, come se fosse solo il prologo di una catastrofe molto peggiore. È un'ipotesi che non escludo, poiché in qualità di cattolico non posso non ricordare i numerosi "avvisi" (Tre Fontane, Akita, Fatima, ecc.) che comunque menzionano anche una catastrofe specifica per la Chiesa. La gerarchia ecclesiale non potrà dire di non essersi pienamente meritata il castigo divino.

Nessun commento:

Posta un commento

Su questo blog diversi amici suggeriscono notizie e documenti relativi alla fede cattolica e alla Chiesa. Si tratta per lo più di materiale già pubblicato su altri siti web.

Sono gradite segnalazioni, correzioni, precisazioni, rettifiche (purché documentate) e commenti in tono civile. Tutto il resto non è gradito.

I vostri commenti sulle vecchie pagine vengono pubblicati generalmente dopo 24-48 ore.