sabato 21 aprile 2018

i cattolici che si fanno dettare l'agenda

Una ventina d'anni fa il dibattito tra i cattolici non rincretiniti era tutto attorno al comunisssssmo, ricordandosi a vicenda che un camaleonte che cambia colore, stemma, denominazione, gergo, non diventa meno camaleonte.

Nonostante si sforzassero tutti di citare Solženicyn ad ogni pié sospinto, praticamente nessuno ne aveva davvero letto Arcipelago GULag (hurr, durr, duemila pagine, hurr, durr!), e tanto meno Due secoli insieme (che dimostra, dati storici alla mano, che il comunismo sovietico è stato fatto da ebrei ed è stato sostanzialmente un'applicazione del messianismo ebraico: ma questo è un argomento tabù ancor oggi, trattato al massimo da un don Nitoglia o da Blondet... non sia mai che oggi si parli dei nostri Fratelli Maggiori senza profondersi in sperticate lodi).

In seguito all'autoattentato dell'11 settembre 2001 e alla miopia del non aver visto il camaleonte cambiar colore, il dibattito tra i cattolici da salotto è virato improvvisamente sul così detto "terrorismo islamico" (quello che in Italia ha fatto a tutt'oggi la bellezza di zero vittime). Per un decennio e mezzo il cattolicume - anche intellettuale -, debitamente televisionato, ha parlato di continuo di braccidestri di Al Qaeda, di lettere e video di Bin Laden, di attentati professionali contro simboli occidentali e avvenuti in tempo di elezioni, dell'ISIS che ne combina di ogni colore, ecc., senza notare nulla di particolare al di là del proprio naso (come quando miracolosamente l'ISIS chiede scusa a Israele per averne accidentalmente colpito qualcosina per sbaglio).

Da un annetto - sempre seguendo il copione dell'orwelliano 1984 a suon di improvvisi contrordini mediatici - il dibattito è improvvisamente virato sulla Russia. Gli americani si interrogano pensosamente sulle Russian Connections del presidente, fantomatici hacker russi alterano elezioni (non quella francese o italiana, non sia mai dovessero fare una scortesia ai massoni o al Deep State), ecc.

Il cattolicume dibattente che scatena le sue altisonanti Condivisioni su Facebook rilasciando con attentissimo calcolo i Like d'ordinanza, che inonda i gruppi Whatsapp dei propri proclami, che ti unfollowa immediatamente su Twitter se fai una battutina vagamente irridente sul sionismo, ha perciò in vent'anni conservato un'unica caratteristica: il disperato bisogno di farsi dettare l'agenda dai Padroni del Discorso, svegliandosi la mattina sempre con la stessa domanda: «allora, di cosa mi devo preoccupare oggi?», incapace di notare che detti Padroni sono esttamente i fabbricatori delle paure di cui avidamente si abbevera.

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