Invece Socci “toppa” clamorosamente: «Però a liquidare la Chiesa non sono le persecuzioni, né l’odio laicista, ma - come disse Paolo VI - è “l’autodemolizione” dall’interno. La via del baratro fu imboccata non con il Concilio - come credono certi lefebvriani - ma alla sua fine, esattamente 50 anni fa, con il post-concilio».http://radiospada.org/2015/05/caro-socci-lanalisi-e-apprezzabile-ma-la-diagnosi-e-pessima/
E qui cadono le braccia, perché Socci vorrebbe dire che dall’8 dicembre 1965 in poi è successo qualcosa che non avrebbe nessun rapporto con i 16 documenti appena sfornati da quegli uomini di Chiesa che hanno fatto il Concilio. Ma proprio niente. Come dire post hoc, hoc; sed non propter hoc. Che tradotto in soldoni significa: io metto la caffettiera sul fuoco e dopo 5 minuti c’è il caffè; ma sia chiaro, non c’è nessun rapporto col fatto di aver acceso il fuoco: solo dei lefebvriani ottusi e ancorati ad arcaiche filosofie potrebbero pensare una cosa del genere. Succede così e basta: si chiude il Concilio e poi avviene il finimondo. Tutto qui.
Scienza confusa. Senza la conocenza del soprasensibile, non c’è vera
conoscenza del sensibile. E l’esperienza da sola non basta.
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Dal capolavoro di Padre Angelo Zacchi O.P. L’origine e i destini dell’uomo.
[…] La pretesa d’avere in ogni caso la prova sperimentale costituisce una
delle...
1 ora fa
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