venerdì 6 settembre 2013

stavolta Benedetto Croce è stato onesto

Benedetto Croce, su «Il Giornale d’Italia» (15.X.1907) rispondendo al futuro apostata don Minocchi scrisse:
“Il Modernismo pretende di distinguere il contenuto reale del Dogma dalle sue espressioni metafisiche che egli considera come cosa del tutto accidentale, allo stesso modo che sono accidentali le varie espressioni di linguaggio, in cui può venire tradotto un medesimo pensiero. E in questo paragone è il primo e sommo sofisma dei modernisti. Infatti, è verissimo che un medesimo concetto può essere tradotto nelle più varie forme di linguaggio, ma il pensiero metafisico non è linguaggio, non è forma di espressione: è logica ed è concetto. Onde un dogma tradotto in altra forma metafisica, non è più lo stesso dogma, come un concetto trasformato in altro concetto non è più quello.

“Liberissimi i modernisti di trasformare i dogmi secondo le loro idee. Anch’io uso di questa libertà… Soltanto io ho coscienza, facendo questo, di essere fuori della Chiesa, anzi fuori di ogni religione; laddove i modernisti si ostinano a professarsi non solo religiosi, ma cattolici.

“Che se poi, per salvarsi dalla necessaria conseguenza dell’assunto principio, i modernisti, simpatizzando con i positivisti, con i pragmatisti e con gli empiristi di ogni risma, addurranno che essi non credono al valore del pensiero e della logica, cadranno di necessità nell’agnosticismo e nello scetticismo. Dottrine, queste, conciliabili con un vago sentimentalismo religioso, ma che ripugna affatto ad ogni religione positiva”. Concludeva: “non ci capiterà facilmente un’altra volta la fortuna di essere d’accordo con il Papa”.
Infatti, Croce non era cattolico, ma capiva quanto gli errori del modernismo fossero frutto di pensieri contaminati dal peggiore relativismo.

(citazione reperita su: http://www.agerecontra.it/public/press10/?p=3389 )