http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/13680-qfemminicidioq-la-societa-di-oggi-faccia-il-mea-culpa-non-si-deve-condizionare-la-giustizia
Oggi parliamo pure di politica: una ampia citazione sulla scollatura che c'è tra Vaticano e Chiesa cattolica:
Il Vaticano appoggia Mario Monti
Il Vaticano, mi dicevo, teme di più un Vendola ministro: nozze gay, eutanasia, droga legale. E cerca di condizionare il vincitore sicuro, il PD. In qualche modo, la (solita) scelta del male minore, la politica del tappare le falle morali della società – innescata ultimamente dalla stessa Chiesa col Concilio – nelle ben note battaglie di retroguardia, sempre perdenti, giusto per ritardare l’inevitabile. Ma no, qui c’è un endorsement esplicito, sgangherato, volgare: tutte qualità che fanno riconoscere la mano del segretario di Stato Bertone. Quest’uomo che si crede un Richelieu è senza finezze, ha le mani in pasta dappertutto, appare sempre dietro Napolitano in qualunque occasione pubblica con i suoi occhietti vicini e il largo, beato sorriso stampato in faccia: felice di essere «nel potere».
Tuttavia si dice che l’endorsement a Monti sia approvato da Benedetto XVI, e del resto non è stato lui a scegliere Bertone? Si apprende anche che Andrea Riccardi seguace del rabbino Benamozegh e ministro montiano, può chiamare il Papa al cellulare.
Monti e Bagnasco
Questo è uno scandalo. Un doloroso, ma patente scandalo. Non solo dà giustificazione alle voci volgarmente maligne sui favori chiesti ed ottenuto dal governo Monti, anzitutto l’esenzione di fatto dall’IMU. Non solo configura l’adesione del Vaticano ad un progetto, di cui Monti è il delegato, di asservimento del nostro popolo ad oligarchie del denaro e del potere fra Berlino e Bruxelles, intese ad inchiodarci ad un destino di declino non solo economico, ma vitale. Non solo il Vaticano aderisce così ad un «ordine nuovo» di cui dovrebbe aver colto la somiglianza con il regno della Bestia lumeggiato nell’Apocalisse.
Sul piano politico, il Vaticano compie la parabola discendente per cui s’è trasformato da universale (katolikòs) in «sovrannazionale» nel senso della Commissione UE, una specie di agenzia ONU, di una ONG. E ciò, proprio mentre mostra platealmente il suo «particolarismo» estremo sulla scena italiana. Infatti il secessionismo velleitario della Lega è uno scherzo da bambini, in confronto al secessionismo spogliatore degli apparati dello Stato ciascuno per sé (dalla magistratura inadempiente all’affollata cosca scolastica, dalla burocrazia alle regioni meridionali), e dei «corpi» separati come i sindacati.
Bisogna qui dare una definizione inattesa del «secessionismo»: questi gruppi, partiti, cosche e parassiti hanno fatto già la secessione; ma vogliono restare tutti insieme a noi, impedirci di andar via, per succhiarci il sangue. La loro secessione consiste in questo: che ci impediscono di criticare i loro atti, di giudicarli per quel che sono: vampiri. È la definizione reale e completa di «particolarismo»: lo Stato (e i suoi apparati) impongono il bene e i fini, che sono loro propri, e per lo più dannosi al bene comune, come veramente nazionali. Con l’esazione fiscale sanguinaria, e la persecuzione e la violazione della proprietà e della privatezza, il potere pubblico ha mostrato senza infingimenti di pretendere che noi cittadini esistiamo solo perché esso si dia il gusto di esistere.
Il «particolarismo» di Stato si esprime in questo: che per loro le classi sociali reali, quelle dei produttori (che li fanno vivere così bene) non sono concittadini di cui bisogna tener conto; il cui consenso vada chiesto sulle particolari aspirazioni dei poteri pubblici, dimostrandone la utilità generale e il beneficio per tutti; i poteri pubblici hanno imparato ad abbrancare direttamente quel che vogliono e che gli serve, senza chiedere agli altri; facendosi all’uopo «una legge», una di più. Gli altri (i ceti produttivi), per i giudici, per Befera, per Monti, per l’eurocrazia non meritano di esistere, se non per essere tartassati e deprivati della loro sovranità , dei loro diritti politici e civili.
Orbene, il Vaticano è diventato da tempo uno di questi particolaristi del risucchio. Adesso lo è pienamente.
Questo è lo scandalo. Soprattutto, è un errore fatale che nuocerà alla Chiesa. Avrete notato che parlo di Vaticano e non di Chiesa; le due realtà vanno più che mai distinte. Ma la Chiesa sacramentale è messa a gravissimo rischio dal Vaticano montiano. In Vaticano non sentono la feroce ostilità che monta – ben organizzata del resto da quei poteri oligarchici – contro di loro. Basta vedere con quali stridi di rabbia satanica, e bava alla bocca, è stato accolta l’iniziativa del parroco di Lerici che, a proposito del «femminicidio», invitava le donne ad un esame di coscienza. Comunque la si pensi, un fatterello di cronaca; ma i «grandi» giornali e le TV hanno mandato a Lerici gli «inviati speciali» ad assediare il poveretto, a spiare ogni suo gesto di insofferenza per tanto assedio, a strappargli dichiarazioni compromettenti; hanno diffuso la notizia falsa che «lasciava l’abito talare»; i fedeli hanno disertato la Messa, gruppi di femministe sfilano per provocazione in minigonna, è lo «slut walk», la marcia delle troie di derivazione USA... Il «popolo» (quel che ne resta) è maturo per scuotersi di dosso anche l’ultima istanza che lo richiami alla decenza, ad un ordine superiore a quello del truogolo suino. Quando la rabbia finalmente esploderà contro i poteri forti che ci hanno privato del futuro, sarà facile rivolgerla contro la Chiesa. E a soffrire saranno i buoni cattolici, i preti esposti alla rabbia e alla persecuzione, mica monsignore dal largo sorriso beato che si sente un Mazzarino.
Bagnasco, Monti e Bertone
Tutto questo mentre i partiti ci portano alle elezioni con le liste di nominati, già scritte: come nell’URSS, si votava proprio così. Qualunque schieramento scelga, si sceglie l’Agenda Monti in qualche modesta variante; se vuoi proprio l’Agenda Monti, ti becchi anche Fini er Caghetta, Casini il ricco per matrimonio e Montezemolo il ricco di famiglia: volti nuovi, il Benamozegh che ha il cellulare del Papa, i vari tizi della ACLI e della CISL abituati alla greppia.
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