lunedì 11 gennaio 2021

Parler e l'information warfare

Anzitutto mi scuso con i frettolosi, i diversamente attenti e i diversamente alfabetizzati funzionali, per il gran numero di concetti astratti che seguono.

Sui media e sui social l'assalto al Capitol Hill dello scorso 6 gennaio è stato monopolizzato da certi figuri che avevano fatto di tutto per farsi notare, specialmente nell'abbigliamento. Praticamente tutto il dibattito successivo è stato attorno a quei tizi e all'omicidio della patriota. Tutto questo è avvenuto nonostante gli sforzi dei partecipanti, dei trumpiani e dei sani di mente di far notare che lo scopo dell'assalto era solo di gridare in faccia ai deputati "Stop the Steal!", "fermate questa ruberia [elettorale]".

In sintesi, è bastato un manipolo di agitatori, che con "sorprendente" facilità sono riusciti a infiltrarsi e a introdursi all'interno e a non farsi attaccare dalla security stranamente "impaurita" (in un paese dove civili e forze dell'ordine hanno sempre avuto il grilletto facile), a trasformare il tema del giorno da "Stop the Steal" a mille questioncelle secondarie. Davanti ai media compiaciuti. Nessuno parla più di Stop the Steal, cioè l'hanno avuta vinta gli autori dei brogli.

Si introduca qui Parler, piattaforma di messaggistica e microblogging sconosciuta ai più, che vantava un milione di utenti (contro i 340 milioni vantati da Twitter). Di Twitter tutti conoscono la sinistra fama, per esempio riguardo ai sinistri neodogmi in materia di gender, razzismi e argomenti progressisti, e la brutale censura applicata a chi non la pensa come Twitter. Parler, come tante piattaforme "alternative a Twitter", prometteva minor censura - ed infatti vi sono stati censurati solo pochi sinistramente sbroccati ("pochi" in percentuale rispetto a Twitter). Ebbene, i tifosi di Trump migrano lì - i social sono diventati fondamentali per organizzare proteste - e per sinistro "miracolo" l'app Parler viene esclusa dai due store mondiali (Google Play e Apple Store) per cui non può più essere installata, mentre Amazon gli ha prontamente disattivato il servizio (Parler usava i servizi Amazon AWS; impossibile trovare un equivalente di AWS che non sia "schierato" e che sia altrettanto efficiente ed economico). Insomma, da un giorno all'altro Parler viene cancellata dall'esistenza con poche cliccate di mouse. "Siamo stati abbandonati da tutti, dai fornitori di servizi, dagli email providers, perfino dai nostri avvocati", ha lamentato il fondatore di Parler. Uno scenario orwelliano.

Ma il bello viene adesso: in questi ultimissimi giorni"stranamente" era spuntato un trucco per iscriversi a Parler come "Amministratore", poiché il soggetto Twilio che procedeva alle autenticazioni aveva smesso di eseguire verifiche. Alcuni utenti in buona fede avevano cominciato a fare un "backup" di tutto ciò che esisteva su Parler (inclusi i dati che erano marcati come "privati" o "cancellati" che in quanto tali restavano visibili agli amministratori di sistema), ben sapendo di trovarvi anche dati personali, geolocalizzazione delle foto, password usate, email e informazioni personali, possibilmente i dati usati per l'autenticazione (c'è gente che ha mandato foto della propria patente...): inutile dire che se dei dilettanti ci stavano riuscendo, significa che le forze dell'ordine ci sono già riuscite. Ed infatti FBI, DHS (dipartimento della sicurezza interna) e FAA (aviazione civile) hanno già creato, in base a quei dati, dettagliate No-Fly lists. Hanno letteralmente schedato i trumpiani e stanno togliendo loro diritti civili (immagina di vederti annullati i tuoi spostamenti perché una volta anni fa avevi distrattamente scherzato sui brogli), con la scusa di "terrorismo", "antisemitismo", "omotransislamofobia", e tutta la serqua di scuse riguardanti la "pubblica sicurezza". Reati d'opinione, s'intende: sufficienti per finire nelle moderne liste di proscrizione; poveracci quelli che erano stati geolocalizzati al Capitol Hill e quelli che hanno svelato magagne che "stranamente" non sono state riprese dai media.

Dunque la vera notizia, in tutto questo, è che quelle grandi aziende americane detengono un potere effettivamente politico. Hanno un fracco di soldi. Sono ormai onnipresenti nella vita di tutti. Hanno la possibilità di mettere a tacere chiunque non gradiscono, fosse anche un presidente americano in carica. Sono capaci di "information warfare". Il bello è che certe cose fanno notizia solo se il censurato è una star della politica. Per esempio ieri Twitter censurava una notizia sgradita dall'ambasciatore cinese. "Twitter fa politica", si potrebbe pensare...

A chi ribatte che le grandi piattaforme ospitano comunque gruppi di strèmadestr', neonazi, islamofobi e affini, occorre ricordare tre cose. Anzitutto il fatto che occorre fatica (cioè un costo, cioè una capacità tutt'altro che infinita) per "moderare" gruppi e contenuti. Quindi il fatto che censurare tutto e subito significherebbe estremizzare di più i censurati, cioè farli scappare altrove (per zittirli è meglio usare la tecnica della rana bollita...). Poi il fatto che quelle piattaforme hanno cominciato guadagnando soldi dalla pubblicità, cioè hanno sempre avuto tutto l'interesse a fare "profilazione" dei propri utenti, ossia hanno a disposizione un'infinità di meccanismi per decidere quanta visibilità devono avere le tue esternazioni (a seconda di ciò che contengono, a seconda di chi sei, a seconda di dove pendono i tuoi contatti...). Quel tuo post che dice una grande verità diventa visibile magari a 250 persone; il cretino che dice un'emerita fandonia politically correct (o comunque utile alle campagne d'odio del momento) diventa subito visibile a 10-20.000 persone. Col passaparola quei 250 diventano 500, forse 1000, non diecimila o ventimila.

Insomma, abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione - e piuttosto plateale - del potere dei GAFAM (Google-Apple-Facebook-Amazon-Microsoft) e dei loro cani da guardia (Twitter, Reddit...), superiore al potere politico. Dovrebbe essere quindi facile capire che dietro le etichettine di comodo ("troll russi! infiltrazioni cinesi! integralisti! hacker! nazifasci! suprematisti! omotransfobi! terroristi! leoni da tastiera!...") ci sono anzitutto manovre di "politica aziendale" contro non il singolo, ma la sua cerchia, il suo seguito, quelli con le sue "idee", il "movimento" cui statisticamente fa riferimento, e anche coloro che qualche "algoritmo" scritto coi piedi trova modo di associarvi, anche se eravate quelli del "non ho nulla da nascondere". Se il direttore di Parler viene "abbandonato dai suoi avvocati", immaginatevi qualcuno delle No-fly List che non riesce neppure a trovare lavoro...

Se a Trump non riuscirà il colpo di coda martedì 19 (secondo Wood ha ancora una carta da giocare), l'Unione Sovietica Americana è da considerarsi definitivamente realtà.

 

 p.s.: contro i sinistrorsi radical-chic che credono di essere più svegli degli altri perché si autoproclamano contrari al nazifascismo mentre partecipano alle solite campagne d'odio, val la pena di recitare sarcasticamente il loro cavallo di battaglia: "Quando censurarono i trumpiani non parlai perché non ero trumpiano..."

p.p.s.: sì, anche Blogger/Blogspot e Youtube sono piattaforme facenti capo a Google/Alphabet (dunque anche questo blog è censurabile a piacere da aziende americane). Non esistono piattaforme internet su cui sei veramente "libero di esprimerti", se non quelle amatoriali ed in cui sei almeno amico dell'amministratore di sistema e...  siete entrambi ancora non sgraditi al vostro ISP (internet service provider), che consente perciò che il vostro traffico di rete venga effettivamente instradato verso tutta l'internet.

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