venerdì 9 settembre 2016

commissariamenti: l'Istituto del Verbo Incarnato (IVE)

A metà luglio 2016 si è tenuto a Roma il settimo Capitolo Generale dell'IVE, con l'imbarazzante presenza di presidenti e visitatori vaticani, la nomina obbligatoria di tre padri scelti dalla Santa Sede per il governo generale dell'Istituto (metà della squadra), e l'azzeramento della carriera di tutti i padri provinciali e del consilio generale dell'Istituto. Praticamente un commissariamento.

Il fondatore, padre Buela, non nuovo a guai e dimissioni forzate, era già stato licenziato a maggio 2010 (e successivamente esiliato a Genova) col divieto di interferire nella vita dell'IVE, a causa di denunce per abusi sessuali, per materia "di autorità e di coscienza" e altre sciccherie (manipolazione dell'elezione del suo successore, calunnie sul commissario pontificio e su padri a lui sgraditi, malversazioni economiche, abusi con l'alcool, tra cui l'invitare i seminaristi a una bevutina in camera sua e a passar lì la notte, ecc).

I problemi dell'IVE cominciano con la fretta di accalappiare vocazioni (al punto che quattro quinti dei novizi abbandonano - o vengono espulsi - prima di arrivare al sacerdozio, mentre la metà dei 350 preti ordinati nell'Istituto ha lasciato poco dopo l'ordinazione, e se ne scappò persino un superiore generale), passando per la prassi di far confessare i novizi dal rettore (confusione foro interno/esterno), a cui si aggiungono problemi relativi a studi approssimativi, superiori giovanissimi (preti sui 25 anni o addirittura seminaristi) quando non suore di professione temporanea, ecc.

Qualcuno tenta timidamente di indorare la pillola dicendo che la mazzata all'IVE sarebbe dovuta anche a quelle «tendenze esagerate alla “sicurezza” dottrinale o disciplinare», che tanto fa infuriare il Bergoglio (sia da vescovo che da pontefice), sebbene - dicano i critici - sia piuttosto un'ortodossia "di facciata".

Segnalo perciò il sito web IVE Info, che si presenta così:
L'IVE si è sforzato parecchio di presentarsi come una comunità crescente, gioiosa e ortodossa. Sfortunatamente non è così. I suoi seminari sono posti infelici in cui vige una formazione del tutto discutibile. Il risultato è che c'è un'enorme attrito sia fra i preti che fra i seminaristi. Basti dire che sono in tanti a restarne feriti...

Insomma, noi desideriamo darvi le informazioni che avremmo voluto avere prima di entrare nell'IVE.
Il sito è questo (in lingua inglese): http://www.iveinfo.org

Le pagine di quel sito risultano sorprendentemente equilibrate, senza accenni di tifoserie, rancori, ideologie o vendettine personali.

Quanto alle "numerose" vocazioni, è perché accettano con estrema facilità - per esempio, i cinque tipi di vocazioni prontamente accettate nell'IVE sarebbero:
  1. immigrati illegali
  2. ultratrentenni che non vogliono diventare diocesani
  3. ultracinquantenni, cioè troppo anziani perfino per le diocesi
  4. ex seminaristi, cioè mandati via da altri seminari
  5. soggetti problematici (problemi mentali, mancanza dei sacramenti, ecc.)
La foga con cui accettano vocazioni è speculare a quella con cui bramano donazioni e benefattori.

Interessante, per esempio, anche una lettera (in inglese) di uno che ha fatto il noviziato a Segni e Montefiascone proprio negli anni in cui conoscemmo a Roma quel loro giovane sveglio rettore; ne segnalo alcune delle critiche:
  1. i formatori dell'IVE non distinguono il foro interno dal foro esterno
  2. non seguono il loro stesso statuto quanto alle norme interne
  3. hanno attività di lavoro comunitario anche di domenica e festività solenni
  4. la "schiavitù Mariana", esiste di fatto solo sulla carta
  5. in caso di necessità, accorciano l'adorazione eucaristica ma mai gli orari di lavoro
  6. ripetono sempre che il maggior ostacolo alla vocazione è la famiglia
  7. per le infrazioni ci sono punizioni come una settimana di turni in cucina, e magicamente il delatore non viene mai punito
  8. i superiori scrivono su una lavagna quanto costa mantenere ogni singolo seminarista, in modo da far pressione sui seminaristi per invogliarli a mobilitare parenti e benefattori a far donazioni
  9. favoritismi interni: alcuni seminaristi con camera singola, altri in camerate da dieci-dodici letti
  10. preti e diaconi hanno cibo di miglior qualità rispetto a quello dei dei seminaristi... e ne mangiano davanti a loro
  11. non si parla mai dei fuoriusciti, anzi, il superiore ne parla male
  12. si insegna il tomismo (cosa buona) ma in maniera esasperata (contrapposto al Magistero)
  13. mancanza di privacy: camerate e sale di studio da 10-12 persone, telefonate monitorate, email controllate...
  14. quando la comunità va in gita (praticamente ogni mese, e spesso anche in Argentina, località sciistiche, ecc.), restano in sede a lavorare quelli che non possono pagarsi il biglietto
  15. vengono piazzate "missioni" quasi esclusivamente nei posti dove c'è speranza di trovare benefattori e vocazioni
  16. molti vivono nel terrore di essere cacciati via da un momento all'altro, e soffrono in silenzio in attesa del momento dell'ordinazione sacerdotale.
C'è anche il dover consegnare ai superiori tutti i propri soldi, dopo essersi pagati a spese proprie la talare e i viaggi ("chiedete ai vostri benefattori!"), e perfino le giornate in cui cercarsi un benefattore. Ovvio che se la famiglia dona continuamente soldi, il discernimento del candidato è sicuramente positivo.

E poi c'è la solita serqua di menu miseri e cibi scaduti ai seminaristi, che vengono trattati come camerieri dei preti dell'istituto, le novizie trattate come chauffeur, il divieto di inginocchiarsi alla Comunione, la spiritualità descritta come un elenco di numeri e di successi e una lista di fervorini generici, ecc.

In breve: dietro l'allegra e "ortodossa" facciata e lo svolazzo di talari, è la solita "nuova comunità" che ha come fine il permettere la bella vita ai suoi preti.