domenica 29 novembre 2015

mi chiedono un commento su Negri...

La notizia non è che "Negri (il miglior vescovo italiano) si augura che Bergoglio faccia la fine di Luciani".

No.

La notizia è il contorno:
Monsignor Negri, il 28 ottobre 2015, sul Frecciarossa partito da Roma-Termini (testimoni oculari hanno riferito l’accaduto), ha dato libero sfogo ai suoi pensieri a voce alta, come pare sia sua abitudine, incurante dei pochi presenti nella carrozza di prima classe, con il suo segretario, un giovane pretino dal look della curia che conta, doppio telefonino, pronto a filtrare le telefonate dell’arcivescovo.
E cos'è che farebbe infuriare il Negri? Veder Bergoglio calpestare la dottrina cattolica? Vederlo perseguitare i Francescani dell'Immacolata? Vederlo devastare quotidianamente il munus petrinus?

No: gli roderebbe la questione delle... nomine episcopali di Palermo e Bologna, che lui considerava roccaforti acquisite del movimento ciellino:
“Sono nomine avvenute nel più assoluto disprezzo di tutte le regole, con un metodo che non rispetta niente e nessuno. La nomina a Bologna è incredibile. A Caffarra (il vescovo uscente per limiti d’età) ho promesso che farò vedere i sorci verdi a quello lì (Zuppi): a ogni incontro non gliene farò passare una. L’altra nomina, quella di Palermo, è ancora più grave. Questo (Lorefice) ha scritto un libro sui poveri – che ne sa lui dei poveri – e su Lercaro e Dossetti, suoi modelli, due che hanno distrutto la chiesa italiana”.
Subito dopo che il mostro è stato sbattuto in prima pagina sul Fatto Quotidiano (un mese dopo i fatti, il 25 novembre 2015, come una bomba a orologeria: figurarsi se fossero state battutacce sulla culandra), è immediatamente partita da Negri la solita sfilza di dichiarazioni di assoluta ubbidienza al Papa e addirittura l'annunciata richiesta di un incontro personale «a cuore aperto», nonostante Negri sappia bene che la novità di questo pontificato è che sono i modernisti e i benpensanti da salotto (anziché i cattolici) a rampognare chi osa elevare fondate critiche al Papa.

Dai nemici mi guardi Iddio: e infatti la pugnalata alle spalle arriva al ciellino Negri nientemeno che dall'amico Savorana, autore del "comunicato ufficiale di Comunione e Liberazione", comunicato che incredibilmente mostra di prendere sul serio la sparata del Fatto Quotidiano arrivando a rottamare il vescovo che è stato una delle colonne di CL da oltre mezzo secolo:
“Riteniamo indispensabile precisare, a nome di Comunione e liberazione, che tali affermazioni così grossolane nella forma e inaccettabili nel contenuto che sembra impossibile provengano da un arcivescovo, sono totalmente contrarie ai sentimenti di Cl nei confronti di papa Francesco e degli arcivescovi di Bologna e di Palermo. ... [segue solita sviolinata] ... Qualora l’arcivescovo di Ferrara avesse pronunziato tali affermazioni, sarebbero unicamente espressione della sua personale opinione e non certo di Cl, nella quale mons. Negri non riveste alcun ruolo di responsabilità dal 2005”.
Savorana, Simoncini e Fontolan sono i tre moschettieri (laici) di don Carròn (capo di CL), che se li è affiancati per necessità in questi tempi di crisi (liquidando figure più serie ma meno ideologicamente carroniane, come il Cesana). Nell'era postformigoniana CL è stata infatti alquanto estromessa dai giochetti della politica e sta passando un brutto quarto d'ora fin dall'elezione del Bergoglio, trovandosi continuamente a dover proclamare la propria ubbidienza totale, assoluta, cieca, al gesuitico gesuitante inflitto alla Chiesa.

Auguro perciò a Negri di smettere di ingoiare rospi e di trasformare la crisi in opportunità, approfittando cioè del "servizio" fattogli dal Fatto Quotidiano per opporsi a viso aperto (cfr. Gal 2,11) sulle questioni serie piuttosto che sulle poltrone.

Tanto non ha nulla da perdere: la sua carriera è finita, mancano meno di 12 mesi al compiere i 75 anni e nelle scarpe ha più di qualche sassolino.