Lunga spiegazione per chiarire che il titolo di questa pagina è sincero
Il tema è semplice:
- salvo casi eccezionali e per nulla indicativi, può un sacerdote essere oggi pienamente cattolico stando in parrocchia?
- Può affermare stabilmente la dottrina di sempre contro il liberalismo religioso (Sillabo, Pascendi, Mirari Vos, ecc) e contro l’ecumenismo indifferentista (Mortalium Animos, Orientalis Ecclesiae, ecc)?
- Può celebrare, con la libertà che le spetta di diritto, la Messa di sempre?
- Può constatare pubblicamente i gravi errori che stanno alla base del Novus Ordo, per non parlare dei frutti disastrosi e della sua genesi in tandem con eretici protestanti e prelati in odore di conventicola?
- Può denunciare gli abominii di Assisi ’86 e di Pachamama, mostrando ciò che li lega?
E fu così che il buon don Leonardo Maria Pompei, pur partito in gioventù dalla religione idolatrica neocatecumenale ma con una gran voglia di saperne di più sulla fede cattolica, si ritrova - a suon di buone letture e di ubbidienze da "crepacuore" - a scoprire (e soprattutto subire) le aberrazioni del postconcilio e a non essere più in comunione col Novus Ordo, con la Pachamama, col Vaticano II, col Giubigay, con quella gerarchia che dà diritto di cittadinanza ecclesiale alle sullodate aberrazioni.
Obiezione: ma Bisogna pur Ubbidire al Vescovo e al Papa!
Assolutamente d'accordo! Cominciamo per esempio da Sua Eccellenza Monsignor Vescovo fedelissimo del Concilio Vaticano II, che comanda la "comunione in mano".
"Ma c'è stato il Concilio!!", già, ma nei testi del Concilio non è stata richiesta la "comunione in mano", che comunque presenta una notevole quantità di controindicazioni teologiche e pastorali (rinvio per i dettagli al libro del caro don Bortoli, ed anche all'agevole libretto pubblicato a Roma nel 1989 da amici di padre Enrico Zoffoli).
Mettiti nei panni di un sacerdote che va a dire al suo vescovo: vista la quantità di controindicazioni, vista la quantità di cappellate liturgiche, e visto il crescente rischio di sacrilegi (non solo accidentali), "non me la sento più" di amministrare la comunione "in mano".
Te la farà pagare cara, non senza infliggerti prima una interminabile filippica sul fatto che sei "contro il Concilio" (e dunque contro di lui e contro tutta la gerarchia conciliare). E però, nel momento in cui gli osservi che nessun testo del Concilio l'ha richiesta, ti impone di tacere: "eh, ma dai, non giuridicizzare!"
Se invece avessi detto "non me la sento più di confessare", il vescovo avrebbe sbadigliato e ti avrebbe consigliato di organizzarti meglio col viceparroco, "digli che tu fai le pulizie e lui confessa, probabilmente accetterà entusiasta l'accordo". Se avessi detto "non me la sento più di vivere il celibato", il vescovo avrebbe alzato un sopracciglio e chiesto: "è già incinta o vuoi solo essere trasferito in altra parrocchia?". Se avessi detto "non me la sento più di portare la comunione agli ammalati", ti avrebbe risposto: "ma eri l'unico in diocesi che non mandava una suora o un laico?".
Insomma, ai preti di oggi è perdonabile pressoché tutto, tranne i Peccati contro il Concilio.
E qui comincia il problema...
Si tratta di peccati che non sono descritti nei testi conciliari. Devi decifrarle tu le situazioni peccaminose contro il Concilio, e adeguarti. Read the room. Come il peccare contro la Sinodalità, o come il peccare contro il Dialogo. E possono contraddire quello che fino a ieri era raccomandazione, norma e obbligo in tutta la Chiesa. Padre Pio sgridava le femmine con la gonna al ginocchio, ma c'è stato il Concilio, dunque non sei autorizzato ad invitare ad uscire dalla chiesa quelle con l'outfit da meretrice. Nel 2007 Benedetto XVI scrive che la liturgia tridentina non è mai stata abrogata (articolo 1), ma c'è stato il Concilio, dunque non sei autorizzato a celebrarla in parrocchia, ti diranno che sei divisivo, che sei eccentrico, che c'è stato il Concilio. Insomma, se vuoi vivere il sacerdozio oggi devi seguire solo due regole: 1) sii conciliare; 2) non essere preconciliare.
Ed infatti è già dai seminari che si opera una severa cernita. Un seminarista che pecca contro l'Ecumenismo, o che chiede di ricevere la comunione alla bocca, o anche solo sospettabile di simpatie preconciliari (come la veste talare, o il rosario in latino), verrà silurato annotando nella fatidica Relazione di Fine Anno "non molto aperto al Dialogo", che vale come impedimento totale e perpetuo al sacerdozio. Dopotutto chi è che oggi approverebbe preti Poco Dialoganti? Il sacerdozio è solo per chi non pecca contro il Concilio; gli altri vadano dai lefebvriani o dagli istituti commissariati e sabotati.
E se non fosse ancora chiaro, l'argomento "comunione in mano" (uno dei più intoccabili NeoDogmi del Concilio, e lo era anche prima dell'interregno bergogliano) è già sufficiente a capire quanto uno sia davvero credente nel Concilio.
Sacerdote nel mirino del vescovo
Nella video-diretta del 3 settembre 2025 che gli è costata l'immediata sospensione a divinis (sentenza evidentemente già scritta da molto tempo), don Pompei spiegava:
«...chi conosce i neocatecumeni lo sa, non ci si può mettere mai in ginocchio, la Comunione "in mano", seduti, col pane azzimo¹... ho cominciato a dire: "ma che son queste cose!". Quindi cominciai a capire la Presenza Reale, e altre cose, la natura sacrificale della Messa... e loro: "però c'è andato il Papa², e però c'è stato il Concilio Vaticano II, e c'è il rinnovamento della Chiesa"... io non sapevo che fare, e cominciano i primi grossi conflitti di coscienza... Vedo una cosa che è storta, oggettivamente storta, ma che vive in un contesto ecclesiale, per cui se tu ti metti contro questa realtà, tu ti metti contro la Chiesa, contro il Papa: ma che sei matto?... seguiresti la volontà tua invece di quella di Dio? e ti metti pure contro la famiglia?... Insomma, non vi dico quello che ho passato».
Ci permettiamo di ipotizzare che don Pompei fosse da tempo nel mirino del vescovo Crociata, perché ci par di vedere applicato il meccanismo di controllo preferito dalla gerarchia conciliare: fastidiose ubbidienze, sempre più soffocanti e umilianti, inflitte sperando che il soggetto colpito "sbrocchi", in modo da lavarsene le mani. Tipico mobbing clericale, proprio come nei seminari: non ti scaccio, ma ti renderò la vita impossibile finché non te ne andrai (in quella video-diretta don Pompei racconta il "crepacuore" non solo di dover amministrare la comunione "in mano" ma di averla addirittura dovuta "insegnare" - per ubbidienza - durante i formidabili anni della pandemenza covidiota, quando ai preti veniva comandato persino di usare i guanti in lattice per distribuire l'Eucarestia).
Osserviamo che i vescovi residenziali di piccolo cabotaggio passano tipicamente gran parte del loro tempo a gestire "preti problematici", assecondandoli in ogni modo possibile. All'avido si concede una parrocchia ricca, al neocatecumenale si concede di partire per la missione neocatecumenale, al depresso si concede la parrocchia sotto casa di mammà, all'attivista si concede la minor cura d'anime possibile, al disorientato si concede di fare il manager di un centro di pastorale giovanile ("tanto inutile quanto costoso")... Però poi quando un prete ubbidiente dice al vescovo di avere un "crepacuore" a dare la comunione "in mano", viene obbligato a darla ancora di più: "eh, ma c'è stato il Concilio!!".
Al momento buono, quando è certissimo che il buon Pompei avrebbe spiegato le proprie ragioni su internet, il vescovo Crociata cosa fa? "Se parli ai fedeli ti sospendo". Neanche 48 ore dopo, al don Pompei viene notificata la sospensione, quasi come se il Crociata desiderasse davvero vederlo sbroccare per procurarsi il pilatesco appiglio del "eh ma lui ha disubbidito, eh!". Non bastava che il Pompei avesse dato le dimissioni da parroco già da diversi giorni: andava annichilito e annientato, in onore del Concilio (decisione già presa da tempo, e che probabilmente non si esaurirà con la sospensione a divinis), proprio perché stava per rendere pubbliche le sue ragioni preconciliari.
Ribadiamo: non è in ballo l'ubbidienza "disciplinare" (come nel caso di don Bosco perseguitato dal vescovo Gastaldi) ma si tratta di ubbidienza "al Concilio", esplicitamente intesa a contraddire (con sinodalità, "comunione in mano", ecc.) ciò che per tanti secoli era stato chiaro da Tradizione e Magistero.
E si noti pure come tutta quella supersonica rapidità e tutta quella capacità censoria i vescovi non le manifestino mai nei confronti di preti che fanno politica sinistroide, di preti-influencer, di preti frù-frù, di preti eretici... dando così (involontariamente) forza alle affermazioni del Pompei.
«Proprio a me che, qualche giorno fa, sempre sul sito di Marco Tosatti, avevo scritto un pezzo sui preti influencer che sulle piattaforme social ne fanno di tutti i colori, mostrando bicipiti e tatuaggi, cantando le canzoni di Ornella Vanoni durante l’offertorio e chissà quante altre corbellerie imperdonabili (ma perdonate, eccome, dai loro Vescovi) trasmesse a manetta sui loro canali a volte indecenti (per me)… Loro sì, pieni come sono di bracciali, di ricciolini, di muscoloni, di narcisismo sparso a piena voce e mani, vanno benone alla nuova chiesa, ma non un ragazzo in tricorno che desidera soltanto portare come apostolo al mondo il Vangelo di Gesù con la solennità dovuta, che non vuole distribuire la Santa Particola su mani non consacrate e magari anche sporche…»
Quando qualche vescovo credente nel Concilio predica sull'Ascolto, sulla Comprensione,
sull'Andare Incontro, sull'Accoglienza, sulla Misericordia, ricordatevi che è pura
ipocrisia, perché non valgono mai per un prete che provi disagio a dare
la comunione "in mano", non valgono mai per un chierico favorevole alla liturgia "preconciliare", non valgono mai per qualcuno che nutre
qualche legittimo dubbio sullo spirito del Concilio.
E quando qualche vescovo credente nel Concilio prega per le Vocazioni, state certi che ha già escluso in partenza quelle che potrebbero nutrire perplessità sulla
comunione "in mano", e ancor più quelle propense alla messa
"tridentina": vogliono solo vocazioni al Concilio, le altre vanno abortite.
E non c'è solo la comunione "in mano"...
E se non gradisci i "ministri straordinari", sei contro il Concilio.
E se non gradisci le "preghiere dei fedeli", sei nemico del Concilio.
E se indossi la veste talare fuori dalla sagrestia, sei ostile al Concilio (e poi la talare "allontana i giovani", non vorrai mica "allontanare i giovani"?).
E se non gradisci le "chiese-garage" o l'arte sacra contemporanea (e suppellettili sacre di dubbio gusto, paramenti che sembrano tendaggi dozzinali...), sei allergico al Concilio.
E
se non gradisci che dei laici mettano le mani nel Tabernacolo (per giunta con la
stessa dimestichezza con cui prendono una merendina dal mobiletto della
cucina), stai rifiutando il Concilio.
E se non gradisci la "concelebrazione", stai combattendo contro il Concilio.
E se non gradisci il tavolinetto Ikea (pardon, la Mensa Della Parola), sei contrario al Concilio.
E se ritieni che certi abiti provocanti siano concausa di certe penose situazioni, non hai recepito il Concilio.
E perfino quando i documenti del Concilio ti raccomandano qualcosa di buono (esempio: al canto gregoriano «si riservi il posto principale»), devi interpretarli alla maniera "conciliare" (infatti il gregoriano è del tutto sparito dalle parrocchie, e guai a proporlo).
E mi fermo qui con gli esempi (che continuerebbero molto a lungo) dell'Ermeneutica della Concilità.
Insomma, il vescovo ti tratta come se il Concilio Pastorale fosse un SuperDogma che fa mettere da parte tutti gli altri dogmi. E tu che sapevi che è solo un concilio "pastorale" - cioè che non impegna la fede - ti senti legittimamente a disagio. Siamo al punto in cui Sua Eccellenza Monsignor Vescovo non sembra aver tanto da lamentarsi se nutri dubbi sui dogmi di fede. Ma guai a nutrire perplessità sul SuperDogma (cioè sul Concilio, cioè su ciò che i conciliari pensano che sia il Concilio).
E non è solo il tuo vescovo. È tutta la conferenza episcopale. È praticamente tutto l'episcopato mondiale. E nei rari casi in cui un vescovo è sospetto di avere qualcosina che non è Concilio-compatibile, subito lo si commissaria con una scusa (come un Oliveri, spedito in prepensionamento a 72 anni, o uno Strickland a 65 anni).
E se guardate più su, è anche peggio. Pachamama, Amoris Laetitia, Fiducia Supplicans, Traditionis Custodes, eccetera (ma anche gli altri papi conciliari hanno contribuito, non fatemi aprire un'altra lunghissima parentesi).
Allora, abbiamo questa situazione piuttosto singolare:
- certe cose che prima del Concilio erano proibite o deprecate, ora sono tollerate, incoraggiate, o addirittura rese obbligo
- chiunque le difende o le impone, si fa sempre scudo del "eh, ma c'è stato il Concilio", anche quando il Concilio diceva esattamente l'opposto (come nel caso del canto gregoriano)
- chi si accorge di tale stortura viene accusato di essere ostile al Concilio, cioè ostile alla fede, ostile alla Chiesa, ostile alla gerarchia ecclesiale, ostile al buon senso, ostile al gregge dei fedeli, ostile all'opera dello Spirito...
Può dunque accadere che un fedele venga portato a poco a poco alla condizione di chiedersi seriamente se la gerarchia conciliare cerchi sotto sotto di accordare Cristo e Beliar.
L'evento diventa più probabile se il fedele in questione non può imboscarsi.³ Per esempio, se è un sacerdote con incarichi in parrocchia. Magari addirittura un sacerdote che ha letto anche documenti preconciliari, perché non gli pareva normale che l'intera formazione del seminario si basasse solo sul Concilio Pastorale Vaticano II.
A quel punto Sua Eccellenza Monsignor Vescovo, applicando il passo del Vangelo del pastore che lascia nel deserto 99 pecore per inseguire quella smarrita, dovrebbe impegnarsi a chiarire al sacerdote le Validissime Ragioni, alla Luce del Vangelo, che giustificherebbero l'imposizione del Novus Ordo, della comunione "in mano", delle interpretazioni di comodo (comodissimo) di Amoris Laetitia e affini, dei tavolinetti Ikea col prete-presentatore del variety domenicale, dei voltagabbana assurdi (come la Traditionis Custodes), della basilica di San Pietro che accoglie sia il Giubileo LGBT che la Messa Tridentina di Burke (e solo perché Burke non ha ancora rigettato il SuperDogma Conciliare), e quant'altro.
Houston, abbiamo un problema: se esistesse almeno una di tali Validissime Ragioni, sarebbe già stata pubblicamente chiarita e ribadita usque ad nauseam da tanti decenni, anziché imporre i cambiamenti sempre con la forza e a suon di ricatti morali ("c'è stato il Concilio! non vorrai mica andare contro il Concilio, cioè contro la fede, contro il Papa, contro la Chiesa, contro lo Spirito?"). Proprio come se il Vaticano II fosse un SuperDogma che surclassa tutti gli altri dogmi di fede, e mandasse in soffitta pressoché tutto ciò che la gerarchia preconciliare aveva sempre raccomandato e comandato, e tutto ciò che i santi avevano di conseguenza vissuto (gli spiegoni sgangherati modello Cupich non fanno che confermarlo).
Dunque quando un don Pompei si ritrova con dolore ad affermare di non essere in comunione con questa gerarchia conciliare, la domanda onesta che bisognerebbe porsi (anzitutto da parte dei vescovi di tale gerarchia) dovrebbe essere: è stato davvero lui a rifiutare capricciosamente la Chiesa, o sono stati i pastori conciliari a spingere ostinatamente la pecorella fuori dall'ovile?
Don Pompei ha manifestato apertamente (pagandolo a caro prezzo) ciò che tanti fedeli ufficialmente in comunione (ma sufficientemente imboscati) non sanno correttamente esprimere, o peggio, non possono permettersi di esprimere, pena le vendette clericali (come la frettolosa "scomunica" inflitta a mons. Viganò a luglio 2024, del tutto campata in aria).
Breve e superflua digressione sulle sanzioni conciliari
Quando a gennaio 2009 Benedetto XVI revocò le scomuniche ai quattro vescovi consacrati da Lefebvre perché erano passati vent'anni, ci fu da dedurre che nei Formidabili Anni del Postconcilio le scomuniche non valgono più niente, e che possono essere inflitte e rimosse in base ad antipatie e convenienze "politiche" (notevole esempio: la sopracitata vendettina bergogliona contro mons. Viganò, "colpirne uno per educarne cento"), e così pure le sospensioni a divinis motivate da una imperfetta adesione al Concilio.
Quanto all'autoeletto Grande Prelato di Carini, millantatore di apparizioni e possessioni, pur scomunicato dall'autoritarismo conciliare, ai miei occhi si era già completamente squalificato da tempo, quando per convalidare la propria autorità si era vantato di aver conseguito un titolo di studio in teologia (conciliare). Chi davvero desidera conoscere il Magistero e la Tradizione non può non guardare con diffidenza le facoltà pontificie conciliari, che ne presentano una versione annacquata, ridotta, banalizzata, osannante un discutibile elenco di autori modernisti, protestanti, acattolici, sguazzante in un mare di fumose astrazioni di professori intese a fabbricare nuovi professori esperti delle stesse fumose astrazioni.
Non è un caso che don Pompei abbia ritenuto utile, fin da quella sua video-diretta sopra citata, chiarire di non aver a che fare con l'autoproclamato Grande Prelato.
Conclusione
Nel ringraziare il Signore per averci donato don Leonardo Maria Pompei, per il bene della Chiesa ci permettiamo di gridare "10, 100, 1000 Pompei" (così come gridavamo "10, 100, 1000 Viganò"), perché ricordando il principio secondo cui il medico pietoso ottenne solo di far crepare il paziente, conservatori e finto-tradizionalisti (caratterizzati dall'impietosirsi verso il facinoroso episcopato conciliare, speranzosi di sembrare ubbidienti quanto basta per conservare intatto il proprio posticino nella sempre più ristretta riserva indiana) ottengono come principale risultato l'indisturbato proseguimento della devastazione della vigna del Signore.
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Note a margine ad uso dei finti tonti
¹) Anche la Chiesa usa "pane azzimo". Ma nel gergo popolare, "ostie piccole" sono quelle usate nelle parrocchie e "pane azzimo" è quello delle grosse pagnotte sbriciolose neocatecumenali. Il divieto di Benedetto XVI alle pagliacciate liturgiche neocatecumenali, del 1° dicembre 2005, è tuttora lettera morta. Ciononostante, ricevendoli eretici a Roma qualche anno dopo, parlando a braccio disse "io sono con voi!", che non sembrava un paterno abbraccio di misericordia ma un fuggire davanti ai lupi...
²) Il 30 dicembre 1988 Giovanni Paolo II, in visita pastorale nell'arcidiocesi di Fermo, fu cooptato dai neocatecumenali per una celebrazione esclusiva loro. Gli fecero trovare il tipico tavolaccio con le pagnottone sbriciolose, i boccali-insalatiera e il resto dei parafernali kikolatrici. Gli silenziarono il microfono al momento del Padre Nostro, affinché il fondatore Kiko grattugiasse sulla chitarrella il Padre Nostro composto da lui. I camerieri liturgici distribuirono la comunione ai neocatecumenali comodamente seduti. Nonostante il trattamento ricevuto, Giovanni Paolo II continuò a nutrire stima per i neocatecumenali (qualcuno che lo conosceva bene lo descriveva come "soggiogato"). Il 30 agosto 1990, dopo un lauto pasto dove il vino scorse a fiumi, si lasciò abbindolare e firmò un'approvazione farlocca, che fu sfruttata per ingannare parroci e vescovi. Maggiori dettagli sul blog Neocatecumenali.
³) Definirei fedele imboscato quello che quatto quatto va
alla Messa tridentina (presumibilmente del Summorum Pontificum, vista la scarsità di presenza di tutte le altre realtà tradizionali ancora in good standing) senza suscitare allarmi, cioè senza farsi notare dal parroco, dalla curia o dal vescovo. Allo stato attuale è una razza in via di estinzione in quanto la Traditionis Custodes tuttora in vigore impedisce ai sacerdoti ordinati dopo il 16 luglio 2021 di celebrare la liturgia tridentina (più altre rognose restrizioni).
Per rimediare qualche nuovo sacerdote disponibile alla tridentina quando quelli attuali lasceranno questa valle di lacrime, gli imboscati sono dunque costretti a sperare che qualche seminarista conciliare, una volta ordinato, viva lo stesso dramma interiore di un don Pompei e pervenga alle stesse conclusioni. Per questo, per il bene della Chiesa e per la santificazione delle anime, ci tocca davvero augurare: 10, 100, 1000 Pompei! 10, 100, 1000 Viganò!