Leo Taxil pseudonimo di Marie-Joseph-Antoine-Gabriel Jogand
(1854-1907), nella sua prima infanzia fu educato cristianamente, ma sin
da giovane diciassettenne fu attratto dai princìpi rivoluzionari
radicali, materialisti e garibaldini. Nel 1871 accolse festoso Garibaldi
a Marsiglia e cambiò nome in Leo Taxil per non nuocere alla sua
famiglia verso la fine del 1872. Nel 1880 entrò nella massoneria (Grande
Oriente di Francia), ma nel 1881 ne fu espulso dato il suo carattere
estremista e virulento. Nel 1885 un anno dopo la pubblicazione
dell’Enciclica di Leone XIII sulla massoneria Humanum genus
(1884) ritornò alla fede cattolica della sua prima infanzia e il 23
aprile del 1885 fece ammenda pubblica della sua appartenenza massonica e
del suo passato rivoluzionario. Nel 1886 pubblicò Les frères trois points; Le Culte du Grand Architecte; Les soeurs maçonnes; Le Vatican et les Franc-Maçons; Les Mystères de la Franc-Maçonnerie, tr. it., I misteri della Frammassoneria,
Genova, Fassicomo, 1888. Nel 1888 conobbe don Paul Fesch, un sacerdote
molto esperto nella polemica antimassonica, con cui collaborò
sinceramente e amichevolmente nella lotta contro la massoneria sino al
1890 quando Taxil volle entrare in politica e si schierò (non ascoltando
il consiglio di don Fesch) contro Edouard Drumont e l’ala
cattolico/conservatrice che non lo seguì. Taxil fu sonoramente sconfitto
e uscì da questa esperienza profondamente prostrato. Quindi pubblicò
vari libri (Le Diable au XIXème siècle, 1892-1895; Mémoires d’un ex-palladiste, parfaite initiée indépendente 1895-1897, sotto il nome di Diana Vaughan; L’affaire Léo Taxil,
1897) sul culto reso a satana presso le super logge massoniche, nei
quali il vero è mischiato all’immaginario e all’inventato. Durante il Congresso antimassonico di Trento
nel 1896 i partecipanti iniziarono a capire che i libri di Taxil non
erano del tutto attendibili, ma vi si trovava del vero mischiato al
falso. Quindi Léo Taxil nel 1897 decise di rivelare, qualcuno (Antonino
Romeo) pensa sotto minaccia della setta, di non essersi mai convertito, di essersi inventato tutto quanto alla sostanza e al modo
e non di aver mischiato vero e falso. Don Paul Fesch (1858-1910) è
sempre stato convinto della sincerità della conversione di Taxil, che
avrebbe, secondo lui, ceduto moralmente e psicologicamente dopo la
sconfitta nella lotta elettorale contro Edouard Drumont per mancanza di
solida formazione cristiana e filosofica, essendo un neoconvertito (P.
Fesch, Souvenirs d’un abbé journaliste, 1898). Don Fesch ritiene
che negli scritti di Taxil vi è del vero (esattamente certificato anche
da altri autori seri) da ritenere e dell’inventato da rigettare. Infatti
dopo l’Enciclica di Leone XIII Humanum genus del 1884 la
Massoneria si scatenò contro la Chiesa e i cattolici reagirono vivamente
con vari libri ben fatti e documentati. Invece altri autori (come Taxil
e forse Margiotta), ingenuamente, cercarono di presentare la realtà diabolica della Massoneria in maniera
romanzata, che potesse essere letta anche dalle persone semplici. Fu
ciò che fece (molto probabilmente, la questione è ancora aperta e
disputata) Taxil. Ma la setta ne approfittò per screditare tutta la letteratura antimassonica come una invenzione romanzata o una “fiction”
come si dice oggi, cioè la sostanza o la realtà assieme al modo di
presentarla e descriverla. Anche la Chiesa aveva capito che la
documentazione taxiliana era inesistente quanto al modo e nel Congresso antimassonico di Trento
del 1896 p. Gruber e p. Portalié criticarono la metodologia di Taxil
senza mettere in dubbio il carattere realmente sovversivo e
anticristiano della Massoneria, che nelle retro logge arrivava sino al
luciferismo (cfr. M. Colinon, La Massoneria e la Chiesa, Roma, Paoline, 1956; M.-F. James, Esoterisme, Occultisme, Franc-Maçonnerie et Christianisme aux XIXème et XXème siècles, Parigi, NEL, 1981, pp. 119, 247-252). Un caso analogo a quello taxiliano è quello di Domenico Margiotta, Ricordi di un Trentatré, Parigi-Lione, Delhomme et Briguet, 1895; Id., Le Palladisme. Culte de Satan-Lucifer dans les triangles maçonniques,
Grenoble, Falque, 1895 (ma anche questo caso è disputato ed è ancora
aperto e vanno fatte le dovute distinzioni quanto alla sostanza reale e
al modo di descriverla); cfr. P. Rosen, Satan e Compagnie, Parigi,
Castermann, 1888; L. Meurin, La Franc-Maçonnerie, Synagogue de Satan, Parigi, 1893; A. Romeo, voce Satanismo, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1953, vol. X, coll. 1953-1961; G. Fiorentino, Diavoli e frammassoni, Ravenna, Ed. Longo, 1981.
(don Curzio Nitoglia - articolo completo su Chiesa e Postconcilio)
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