mercoledì 6 maggio 2015

Leo Taxil, chi è costui?

Leo Taxil pseudonimo di Marie-Joseph-Antoine-Gabriel Jogand (1854-1907), nella sua prima infanzia fu educato cristianamente, ma sin da giovane diciassettenne fu attratto dai princìpi rivoluzionari radicali, materialisti e garibaldini. Nel 1871 accolse festoso Garibaldi a Marsiglia e cambiò nome in Leo Taxil per non nuocere alla sua famiglia verso la fine del 1872. Nel 1880 entrò nella massoneria (Grande Oriente di Francia), ma nel 1881 ne fu espulso dato il suo carattere estremista e virulento. Nel 1885 un anno dopo la pubblicazione dell’Enciclica di Leone XIII sulla massoneria Humanum genus (1884) ritornò alla fede cattolica della sua prima infanzia e il 23 aprile del 1885 fece ammenda pubblica della sua appartenenza massonica e del suo passato rivoluzionario. Nel 1886 pubblicò Les frères trois points; Le Culte du Grand Architecte; Les soeurs maçonnes; Le Vatican  et les Franc-Maçons; Les Mystères de la Franc-Maçonnerie, tr. it., I misteri della Frammassoneria, Genova, Fassicomo, 1888. Nel 1888 conobbe don Paul Fesch, un sacerdote molto esperto nella polemica antimassonica, con cui collaborò sinceramente e amichevolmente nella lotta contro la massoneria sino al 1890 quando Taxil volle entrare in politica e si schierò (non ascoltando il consiglio di don Fesch) contro Edouard Drumont e l’ala cattolico/conservatrice che non lo seguì. Taxil fu sonoramente sconfitto e uscì da questa esperienza profondamente prostrato. Quindi pubblicò vari libri (Le Diable au XIXème siècle, 1892-1895; Mémoires d’un ex-palladiste, parfaite initiée indépendente 1895-1897, sotto il nome di Diana Vaughan; L’affaire Léo Taxil, 1897) sul culto reso a satana presso le super logge massoniche, nei quali il vero è mischiato all’immaginario e all’inventato. Durante il Congresso antimassonico di Trento nel 1896 i partecipanti iniziarono a capire che i libri di Taxil non erano del tutto attendibili, ma vi si trovava del vero mischiato al falso. Quindi Léo Taxil nel 1897 decise di rivelare, qualcuno (Antonino Romeo) pensa sotto minaccia della setta, di non essersi mai convertito, di essersi inventato tutto quanto alla sostanza e al modo e non di aver mischiato vero e falso. Don Paul Fesch (1858-1910) è sempre stato convinto della sincerità della conversione di Taxil, che avrebbe, secondo lui, ceduto moralmente e psicologicamente dopo la sconfitta nella lotta elettorale contro Edouard Drumont per mancanza di solida formazione cristiana e filosofica, essendo un neoconvertito (P. Fesch, Souvenirs d’un abbé journaliste, 1898). Don Fesch ritiene che negli scritti di Taxil vi è del vero (esattamente certificato anche da altri autori seri) da ritenere e dell’inventato da rigettare. Infatti dopo l’Enciclica di Leone XIII Humanum genus del 1884 la Massoneria si scatenò contro la Chiesa e i cattolici reagirono vivamente con vari libri ben fatti e documentati. Invece altri autori (come Taxil e forse Margiotta), ingenuamente, cercarono di presentare la realtà diabolica della Massoneria in maniera romanzata, che potesse essere letta anche dalle persone semplici. Fu ciò che fece (molto probabilmente, la questione è ancora aperta e disputata) Taxil. Ma la setta ne approfittò per screditare tutta la letteratura antimassonica come una invenzione romanzata o una “fiction” come si dice oggi, cioè la sostanza o la realtà assieme al modo di presentarla e descriverla. Anche la Chiesa aveva capito che la documentazione taxiliana era inesistente quanto al modo e nel Congresso antimassonico di Trento del 1896 p. Gruber e p. Portalié criticarono la metodologia di Taxil senza mettere in dubbio il carattere realmente sovversivo e anticristiano della Massoneria, che nelle retro logge arrivava sino al luciferismo (cfr. M. Colinon, La Massoneria e la Chiesa, Roma, Paoline, 1956; M.-F. James, Esoterisme, Occultisme, Franc-Maçonnerie et Christianisme aux XIXème et XXème siècles, Parigi, NEL, 1981, pp. 119, 247-252). Un caso analogo a quello taxiliano è quello di Domenico Margiotta, Ricordi di un Trentatré, Parigi-Lione, Delhomme et Briguet, 1895; Id., Le Palladisme. Culte de Satan-Lucifer dans les triangles maçonniques, Grenoble, Falque, 1895 (ma anche questo caso è disputato ed è  ancora aperto e vanno fatte le dovute distinzioni quanto alla sostanza reale e al modo di descriverla); cfr. P. Rosen, Satan e Compagnie, Parigi, Castermann, 1888; L. Meurin, La Franc-Maçonnerie, Synagogue de Satan, Parigi, 1893; A. Romeo, voce Satanismo, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1953, vol. X, coll. 1953-1961; G. Fiorentino, Diavoli e frammassoni, Ravenna, Ed. Longo, 1981.

(don Curzio Nitoglia - articolo completo su Chiesa e Postconcilio)

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