Oggi si parla di stampanti 3D e droni, due passioni su cui per fortuna ho resistito (finora) alla tentazione di inseguire. A proposito di libertà di parola...
Prusa, uno dei personaggi "storici" delle stampanti 3D si lamenta che il settore è ormai esclusivamente commerciale, e che non c'è più spazio per l'open hardware. L'iniziativa privata è stata uccisa dalla giungla dei brevetti.
Il meccanismo è sempre lo stesso: qualche azienda deposita un brevetto in Cina, dopo alcuni anni ottiene l'estensione del brevetto in Germania, e dopo alcuni anni richiede (e quasi sempre ottiene) la validità del brevetto anche negli USA.
Avendo a disposizione abbastanza soldi, è possibile fare incetta di brevetti (brevettando metodi e progetti altrui reperiti su internet, come numerose aziende - anche non cinesi - dal 2020 ad oggi hanno già fatto), ed essendo nato come hobby casalingo, la maggioranza dei vecchi protagonisti non ha le risorse finanziarie per contestarli (per esempio dimostrandone la prior art, cioè che qualcuno, prima del brevetto, aveva già pubblicato il concetto o l'applicazione, rendendo nulla l'applicabilità del brevetto). La contestazione può costare cifre a cinque zeri solo per mobilitare avvocati e pagare spese (oltre che affrontare una lunga ed estenuante fase di verifica), e possono diventare a sei o sette zeri nei casi più importanti.
È andata a finire che quasi tutte aziendine che producevano stampanti 3D hanno chiuso i battenti nel corso di questi ultimi anni, lasciando il campo a pochi grandi player di mercato dotati di abbastanza soldi e abbastanza avvocati:
https://www.josefprusa.com/articles/open-hardware-in-3d-printing-is-dead/
È andata allo stesso modo anche nell'hobby dei droni. Siamo passati dai tempi in cui gli appassionati si costruivano un drone calcolando accuratamente pesi, potenze, assetti, distanze, scegliendo i pezzi e le caratteristiche, facendo proliferare la quantità di progetti amatoriali fino a... scontrarsi con la giungla dei brevetti, per gran parte della cinese DJI, che ha reso praticamente impossibile fabbricare e vendere droni di livello decente.
Il video che riassume la storia dei droni amatoriali non entra troppo nella giungla della legislazione recente, sostanzialmente ostile all'hobby ma solo perché quando un hobby costoso e complicato diventa un prodotto comprabile dai cretini, prima o poi qualche cretino fa danni (a persone o cose) e scatta la severa repressione dalle autorità civili e il panico dei non appassionati (i due mali si sostengono a vicenda):
https://www.youtube.com/watch?v=8Qqq5MJ1XYc
In termini più semplici, ciò che prima era patrimonio comune ("hobby", che non esclude uno sfruttamento commerciale), grazie alla giungla dei brevetti viene sequestrato persino dalle mani dei legittimi inventori (per cui esistono solo il lato commerciale e politico, e l'hobbista diventa solo cliente).
Prusa menziona anche il piano strategico cinese Made in China 2025 (avviato nel 2015) ed effettivamente il concetto di "stampa 3D" e quello di "droni" si prestano molto a sfruttamento commerciale e militare, e quindi politicamente conveniva brevettarli: