Fra gli adoratori della Pachamama - cioè i vaticansecondisti "senza se e senza ma" - vige l'idea che il presbitero debba "stare in mezzo alla gente", cioè debba essere l'intrattenitore-clown, il facente funzioni di apparecchio televisivo. "Santa Messa" e quindi "Domenica in" (se vi capita di sentir dire che un prete non ha tempo per pregare, avete già capito cosa si intende).
Così è andata a finire che quelli che un briciolo di vocazione ce l'avevano, si sono comporttati invece come se si stessero da tempo chiedendo: "mi sono donato a Dio, oppure al Dialogo?" Finendo piuttosto frequentemente fra le braccia di una donna - tipicamente racchia, divorziata e con figli, poiché il prete quando vede una bella stangona subito pensa: oh, è peccaminoso aver a che fare con lei. Poi magari dopo 3-4 anni di "vita di coppia" si accorge finalmente che non ce la fa più a stare senza dir Messa e gli viene il ripensamento - ma da qui a tornare effettivamente a dir Messa ne passa di acqua sotto i ponti. Tanto più che sa già che una volta tornato in tonaca (tonaca virtuale, s'intende) i suoi tentativi di celebrare verranno offuscati e inquinati dall'oppressiva e invadente presenza del bigottame postconciliare fatto di cartelloni, letture, preghiere "dei fedeli", ecologismi e pauperismi, riunioni, manomissioni, imposizioni, furtarelli, celebrazioni bugniniane semi-abusive o apericena liturgici neocatecumenali fuori orario su seggiole pieghevoli in qualche sgabuzzino...
Del novantanove per cento dei preti rimanenti, una buona parte è "omosessuale latente", cioè non praticante. Che è peggio di quella "praticante" perché fatta di ossessi dalla ricerca di sempre nuove valvole di compensazione, che si esplicano in bislacche paturnie e metodici calpestamenti del buonsenso. Alcuni di costoro sono particolarmente abili nel nascondere il loro continuo compensare, rendendosi quasi indistinguibili dalla figura quasi mitologica del prete "davvero molto amato dalla gente". A questa fascia di preti non interessa l'abolizione del celibato, al più la depenalizzazione del ricchionato.
C'è quindi la vasta percentuale di preti anziani, cioè di età sufficiente a capire che uxorarsi equivale a perdere la scarsa pace che erano faticosamente riusciti a ritagliarsi in decenni di barcamenante servizio pastorale. A costoro può al più interessare la carriera ecclesiastica o almeno un buon ritiro, altro che una moglie che per forza di cose sarà non solo non giovane, ma nemmeno vocata a far da badante. Se proprio chiedono l'abolizione del celibato, stanno chiedendo in realtà la libertà di poter peccare a pagamento coi soldi delle offerte (per di più preferendo peccare di lusso - macchina nuova - iputtosto che di lussuria).
C'è infine la minuscola percentuale di sacerdoti genuinamente fieri del celibato. Ai quali, per definizione, l'abolizione "a puntate" in stile gesuitico non solo non serve, ma si profila come uno sminuire il valore della loro libera scelta poiché tale abolizione è notoriamente a ridicolizzazione del celibato.
Il cardinal Sarah si aspetta che parole sagge e autorevoli (con addirittura «il contributo di Benedetto XVI», come hanno scritto inviperiti gli idolatri della Pachamama) sortiscano il magico effetto di fermare la processione sempre più rapida dei lemmings verso l'abisso. Non sia mai che qualcuno menzioni l'elefante nella stanza, cioè l'esecrabile Concilio Vaticano II e la svirilizzata liturgia Novus Ordo, ossia le risposte sbagliate giunte al momento sbagliato. Con decenza parlando, l'esortazione del cardinale avrà lo stesso effetto dirompente di una manifestazione di boy-scout contro i terremoti.
27 novembre. Madonna del Miracolo e Miracolosa. La felicità ineffabile
dell’assenza di pretese e della purezza
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*Festeggiamo la Medaglia Miracolosa domani festa della Madonna delle
apparizioni di Rue du Bac e a Roma.*
*Luigi C.*
di Plinio Corrêa de Oliveira
Il quad...
5 ore fa
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