domenica 18 agosto 2019

Lavori per due euro l'ora: ritieniti fortunato.

Scusate la lunga riflessione ma devo prevenire almeno i principali luoghi comuni e mi riusciva impossibile essere più sintetico: certe cose se non ci sei dentro fino al collo ti devono essere spiegate fino ai piccoli dettagli.

Premessa importante: do per scontata la differenza fra il lavorare per vivere ed il lavorare per sopravvivere. Nel secondo caso si tratta di schiavitù o di un rinviare il vivere fino a quando qualche magica bella sorpresa terminerà la schiavitù. Do pure per scontato che espressioni come “trovati un lavoro”, “ma perché non cerchi un lavoro?”, augurano un miglioramento (anche lento) della vita anziché un diventare schiavi.

Senza voler fare proclami su cosa dovrebbe essere il mercato del lavoro e senza discettare sui massimi sistemi e su concetti astratti, proviamo a fare il ragionamento inverso, partendo dal basso, facendo un calcolo a spanne di quanto ti costa oggi essere in grado di lavorare fuori sede. Già, perché in sede trovare un lavoro conveniente è piuttosto improbabile, è un po' un imbroccare un colpo di fortuna.

C'è in Italia una mezza dozzina di grandi città dove il lavoro “c'è” (più o meno). Ma proprio perché lì il lavoro “si trova” (più o meno), i costi degli alloggi non sono ragionevoli come in qualche sperduto paesetto delle campagne sarde. In una città medio-grande è difficile trovare un appartamentino anche in periferia a meno di 600-700 mensili, per cui proviamo a immaginare la fortuna di cavarsela con 500 mensili per un alloggio condiviso incluse le spese condominiali. Facciamo 550 per i contributi a bollette e riscaldamento: e stiamo ancora assumendo che riesci a trovare una soluzione del genere nel momento in cui ne hai bisogno. (Per semplicità ci limitiamo all'affitto escludendo, per ora, il mutuo, che si suppone uno accenda solo quando ha buone aspettative per il futuro)

Dobbiamo anche considerare almeno 300 euro mensili per i pasti. Già, perché anche andando avanti a panini e pastina, bisogna pur fare colazione e sperare che i colleghi in ufficio non ti invitino troppo spesso per qualche caffettuccio. I buoni pasto, se te li danno, non è detto che non te li facciano pesare in altro modo o consumare meno oculatamente di quanto vorresti (dopotutto “prendi anche i buoni, di che ti lamenti?”). E comunque non puoi mangiare panini a vita, e settanta euro di spesa settimanale (non solo cibo) vola via rapidissima anche se andavi solo di discount.

Per andare al lavoro servono soldi. Carburante auto (e pedaggi, e manutenzione dovuta al maggior uso, ed eventuali multe) o mezzi pubblici. Devi esser fortunato a cavartela con una cinquantina di euro al mese e sperare che scioperi e trasferte e maltempo non ti costino troppo.

Siamo così giunti a 900 netti mensili solo per essere in condizione minima di lavorare in una “grande città”, in affitto (andrà sempre tutto bene?) ed escludendo gli imprevisti e le spese personali. Eh, sì, perché il cellulare ti serve anche per lavoro, e scarpe e vestiti bisogna pur pulirli e “aggiornarli” di tanto in tanto, e altri servizi e oggetti personali importanti che potrebbero servirti per lavoro - ricariche, borsone, laptop… - nemmeno hanno una durata eterna. Diciamo ottimisticamente altri 100/mese, o è poco? (Mi fa ridere chi dice: “basta sapersi regolare...”, intendendo che devi essere un pezzente anche su ciò che ti è indispensabile per vivere e per lavorare)

Magari vuoi mangiare un po' più decentemente per non rovinarti la salute: ulteriori 100/mese in più, minimo (girare per negozietti e mercatini costa più tempo, così come costerà più tempo cucinare: c'è sempre questo tempo?). Magari hai la fortuna di trovare un monolocale da non condividere con coinquilini più o meno involontariamente maleducati, puzzoni, strafottenti e disturbatori: altri 100-200 in più al mese, da ascrivere nella categoria “mantenimento sanità mentale e pace quotidiana”. Siamo a 1200-1300 mensili di costo per lavorare e ancora non puoi mettere da parte qualche spicciolo da usare in caso di emergenza o semplicemente per il lusso di tornare dai familiari un week-end al mese. Figurarsi il caso di relazioni sentimentali (“cara, andiamo in un localino economico, comunque paghiamo alla romana, anzi, andiamo al parco che lì non si spendono soldi”, già immagino la sua faccia).

Sì, è evidente che 1200/1300 netti al mese sono una decente sopravvivenza e devi ingegnarti come risparmiare il centesimino di qua e il centesimino di là. Cioè al di sotto di quella soglia significa praticamente che quel lavoro non è un guadagno ma una spesa (immagino la tua faccia quando il panciuto pretino alla messa domenicale chiede di donare con grande generosità per la manutenzione del campetto di calcetto parrocchiale), significa che devi scendere a compromessi pesantucci - andare coi mezzi pubblici quando servirebbe davvero l'auto, abitare in estrema periferia (cioè concettualmente “vendere” il tempo di viaggio in cambio di un alloggio più economico) o avere coinquilini o addirittura affittare il solo “posto letto” (vivendo come un profugo), mangiare junk-food, altrimenti non riesci ad avere da parte nemmeno un euro per le emergenze. (Il costo della vita e altre circostanze possono far variare quella soglia ma non in modo clamoroso: se vuoi fare l'Avvocato del Facile Risparmiare posso presentarti il mio foglio Excel con le spese previste, impreviste e imprevedibili e mostrarti come già un dieci-venti per cento in meno sarebbe un disastro; per cui continuiamo qui il ragionamento “se prendi un lavoro in città ti costerà 1200/1300 mensili per poter essere in grado di lavorare”)

Immaginiamo ora che sei arci-fortunato e abbastanza ben piazzabile nel mondo del lavoro per cui riesci a spuntare almeno 1700 netti al mese cioè, spalmandovi anche la tredicesima, riesci a mettere da parte 400 mensili come fondo emergenze e spese personali. Non è esattamente la cifra che può permettere di coprire i costi di un matrimonio, ma pazienza. (Ah, speriamo che non ti capitino matrimoni, battesimi, compleanni, e altre occasioni-regalo a cui non puoi proprio tirarti indietro).

Benissimo: impegnando 221 giorni lavorativi l'anno, per un totale di non meno di 11 ore giornaliere (ottimisticamente: un'ora di viaggio dalla porta di casa alla scrivania in ufficio, più otto di lavoro e una di pausa pranzo, più il ritorno a casa), riesci a mettere da parte magari addirittura 5000 euro l'anno. Un successone, rispetto a quando abitavi a casa dai tuoi. Ma se la matematica non è un'opinione è come se il lavoro - spostamenti inclusi, poiché non ti sposteresti se non dovessi lavorare - ti venisse retribuito due euro l'ora (5000, diviso 221, diviso 11). E sei già uno che si può proclamare fortunato perché significa che hai una retribuzione annua lorda (RAL) di 32000 euro, che nel panorama attuale non è affatto bassa.

Detratte infatti le spese di sopravvivenza, quei due euro l'ora sono il compenso di tutte le risorse fisiche e mentali che impegni per lavorare, e tutta la pazienza che impegni mentre viaggi e mentre compi il tuo lavoro, e tutto il tempo libero che impegni per “prepararti” a lavorare.

Oh, certo, c'è gente che spunta contratti da più di 32k di RAL… (Ma in quali settori, ve lo siete mai chiesto? E con quali orari/mansioni/responsabilità? E con quanto investimento previo per “prepararsi” a tale lavoro? E quanto contano le raccomandazioni?) Le rare figure altamente specializzate e decenni di esperienza difficilmente spuntano più di 50k RAL che, in assenza di detrazioni per mogli e figli a carico, fanno salire quel compenso al netto delle spese di sopravvivenza a nientemeno che sei euro l'ora. Certo, si obietterà, si lavora per vivere, non per arricchirsi: ma mentre il tuo stipendio è fisso, le tue esigenze economiche hanno un minimo non comprimibile e non sono fisse (oggi sei celibe, tra qualche anno potresti essere marito e padre, fra qualche decennio tu o tua moglie o un tuo figlio potreste aver bisogno di costose cure non fornite gratis dal sistema sanitario…), per cui lo stipendio - e l'aspettativa di crescita dello stipendio nel corso degli anni - ultimamente “decide” cosa puoi fare nella vita (in gergo si direbbe: gli “ascensori sociali” per salire di livello sociale scarseggiano e viaggian poco). Non ci vuole un mago per accorgersi che le detrazioni IRPEF per coniuge e figli a carico non coprono le spese di vita di coniuge e figli. Non ci vuole un mago per accorgersi che con 1700 netti mensili - che oggi è comunemente considerato uno stipendio tutto sommato invidiabile - e un mutuo casa sulle spalle non puoi nemmeno “permetterti” una relazione sentimentale. Non ci vuole un genio per capire che anche nel caso ottimale di quei “sei euro l'ora” ti toccherebbe fare diverse acrobazie per tener su normalmente una famiglia (oppure chiedere a tua moglie di trovarsi un lavoro e contribuire).

Se oggi in Italia la combinazione “stipendi tipici e costi tipici per vivere” risulta troppo spesso equivalente a schiavismo (che si manifesta anche nell'ossessione di risparmiare il centesimino di qua e il centesimino di là per arrivare a fine mese), vorremmo qui provare ad immaginare un lavoro non schiavista, cioè un lavoro retribuito in modo da consentirti, oltre che di sopravvivere, anche di vivere - che non coincide con l'arricchirsi, chiariamolo bene! (uno stipendio che ti rende “ricco” è solo quello che ti consente di avere a carico una moglie e parecchi figli e avere una vita agiata e ancora abbastanza soldi in tasca). Escludo dal discorso la stupidità di coloro che non sanno pianificare e pertanto in certi momenti della vita (matrimonio/figli, malattia/incidenti, vecchiaia, o anche il semplice cambiar lavoro o residenza) si ritrovano finanziariamente nei guai. Sto solo provando ad immaginare la possibilità di un lavoro non schiavista per qualcuno umanamente normale e con qualche decente talento. Questa possibilità oggi in Italia di fatto non c'è, se non per mestieri immorali o per nicchie di mercato in cui non si entra solo con le proprie capacità e la propria determinazione.

Finora ho considerato il caso di chi deve “trasferirsi e trovarsi un lavoro” per sostenersi (incluso vitto e alloggio), assumendo lavoro dipendente (la libera professione ha molte più incognite e molti più costi di avvio) e aiuti non rilevanti da parte dei familiari: insomma nasce povero e vive da schiavo, nel senso che il mercato del lavoro offre stipendi da sopravvivenza (e sarà anche più vulnerabile degli altri perché lo schiavo per sopravvivere “ha assoluto bisogno” di lavorare). Se nel sopradescritto fulgido esempio dove tutto il tuo impegno nel lavoro fa crescere i tuoi risparmi di appena due euro l'ora “lavorativa”, significa che già non sei in grado di pianificare un matrimonio (o almeno devi esigere che lei lavori, col risultato che dopo dovrai anche pagare una domestica e una babysitter, allargando il circolo vizioso del vendere tempo in cambio di denaro, non potrai mai permetterti un'auto decente (vivendo sempre col terrore di guasti e incidenti), nel caso del dover cambiare lavoro/residenza non avrai molti mesi di autonomia, e perfino piccole emergenze (i vigili, l'idraulico, il condominio, l'elettrauto, il telefonino che scivola nel lavabo) possono azzerare parecchi mesi di risparmio…

Consideriamo ora il caso del tipico bamboccione. Che vive con i suoi, cioè non paga vitto e alloggio e viaggi. Che ha molto più tempo libero, cioè non deve farsi il bucato, non deve lavarsi i piatti, non deve pulir casa, non deve guardare sgomento ogni giorno la lavagnetta dei turni delle pulizie delle aree comuni, non deve sorbirsi il traffico quotidiano, non deve gestire imprevisti condominiali… Cioè non mette a dura prova la propria pazienza e può impegnare le energie fisiche e mentali per altre cose: rispetto al lavoro nell'esempio sopra citato di un RAL da 32k ci perderà solo quei fatidici due euro l'ora. Se un'attività locale gli rende al netto 500 mensili, già non ha più bisogno di trasferirsi in città e di cercare un “RAL da 32k”.

Cosa può spingere il bamboccione a cambiare idea? O uno stipendio decisamente più alto (evento piuttosto improbabile), o circostanze fortunate per cui ad esempio viene meno almeno la prima voce di costo (l'alloggio). Se i 500 di affitto/mutuo non li paghi, significa che a parità di stipendio a fine mese ti restano in tasca. Oppure significa che hai più scelta perché puoi accettare un lavoro con un RAL più basso e stare ancora almeno due euro l'ora sopra la soglia di sopravvivenza, contribuendo indirettamente al gioco al ribasso sul mercato del lavoro e perciò al massacro delle risorse fisiche e mentali di chi non ha la fortuna di avere una casa già pagata e in prossimità del luogo di lavoro.

Credo che a questo punto cominci a diventare comprensibile come la ricerca del posto di lavoro sia un'impresa snervante (tranne per chi non ha “assoluto bisogno di lavorare” e può quindi permettersi di rifiutare tutte le offerte di lavoro di mera sopravvivenza). Si capisce perché certi imprenditori si lamentano “offriamo tot posti di lavoro ma nessuno si presenta” (evidentemente lo stipendio netto non basta nemmeno alla sopravvivenza; ah, già, quando si lamentano che “nessuno si presenta” non precisano mai per quali mansioni e quale RAL), si capisce la renitenza a impegnarsi in relazioni stabili (a cominciare dal matrimonio), si capisce la “fuga di cervelli” all'estero, specialmente giovani…

Per chi ancora non avesse chiare le osservazioni qui sopra fatte: qui non abbiamo la pretesa di dare lezioni su stipendi e costo della vita. Abbiamo solo osservato la situazione esistente facendo notare che anche in condizioni decenti il tipico risultato è un mercato di schiavi sopportabile solo per chi è nato con la camicia (esempio: casa di proprietà ereditata). E comunque: i tuoi talenti e il tuo impegno valgono davvero due euro l'ora?

Per completare il quadro occorrerebbe anche pensare al diffuso indebitamento (le rate della macchina, il mutuo per la casa…), ai dipendenti malpagati (stipendi in ritardo perché l'azienda ha l'acqua alla gola…), ai divorziati schiavi del pagamento alimenti (e magari pure del mutuo della casa che hanno dovuto lasciare alla ex moglie), alla devastazione del tessuto industriale italiano in appena mezzo secolo, alla recente scomparsa del “posto fisso” (a partire dal famigerato Jobs Act di Renzi, D.L. 23/2015), alla torchia sulle pensioni (a partire dal sistema contributivo e la riforma Fornero D.L. 201/2011)… Non solo è una società schiavista (praticamente senza ascensori sociali) che incentiva a scappare o a restare a casa da mammà ma ha minato in meno di dieci anni gli ultimi due pilastri (posto fisso e pensioni) che dal dopoguerra in poi avevano consentito di guardare avanti anche nei periodi di magra.

1 commento:

  1. Hai completamente ragione. I fatti sono duri a morire. L'analisi che hai fatto andrebbe recapitata sulla scrivania del Ministro del Lavoro.

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