lunedì 2 luglio 2012

bizzarrie dei Domenicani: perseguitato Cavalcoli

Riccardo Barile, provinciale dei Domenicani, censura il domenicano padre Cavalcoli: «...gli interventi di Giovanni Cavalcoli circa il pensiero filosofico e teologico di Giuseppe Barzaghi sono non competenti e privi della scientificità e delle condizioni requisite per un normale dibattito scientifico. Si rende altresì noto che è stato ordinato a Giovanni Cavalcoli di non più citare o valutare il pensiero di Giuseppe Barzaghi in interventi scritti o orali di carattere pubblico».

http://www.studiofilosofico.it/studio/barzaghi-cavalcoli-autentica-scienza-fede-attuale-congiuntura-storica-panteismo-domenicani-essere-pensiero-bontadini.php


Mai ci saremmo sognati di trovarci a difendere p. Cavalcoli (benché postulatore della causa di beatificazione di padre Tyn, non ci risulta particolarmente simpatico). Però amicus Plato, sed magis amica Veritas; vediamo dunque quale è l'efferato crimine del padre Cavalcoli meritevole di cotanta immediata censura: appena otto giorni prima (31-5-2012) aveva osato dire che tal Barzaghi, ammiratore di Emanuele Severino, cade nella contraddizione del panteismo a causa proprio della sua impostazione filosofica:

http://www.formazioneteologica.it/per-unautentica-scienza-fede-nellattuale-congiuntura-storica-447.html


Ora, guai a chi tocca padre Barzaghi: nell'archivio docenti la sua scheda è nientemeno che la numero 1:

http://www.studiofilosofico.it/docenti/docenti_dettagli.php?id=1


A quanto pare, già quindici anni fa il Barzaghi si lamentava di essere stato accusato di panteismo, lamentandosene nel suo famoso libro Soliloqui sul divino, edizioni ESD, 1997, pag. 47: «...Il pensiero e l'essere sono la stessa cosa perché, come nulla è fuori dell'essere, così nulla è fuori del pensiero. Perciò il pensiero è la trasparenza del tutto, cioè dell'essere, contro il quale sta il nulla, cioè niente. So benissimo che mi si potrebbe accusare di immanentismo -del resto, se mi hanno dato del panteista, vuoi che non mi diano anche dell'immanentista?» Come il Severino, infatti, il Barzaghi afferma l'univocità dell'essere (mentre san Tommaso ne afferma l'analogia).

A questo punto ci domandiamo perché il Barile sia stato così solerte e zelante nel censurare («non citare o valutare» pubblicamente), come mai sia stato necessario essere così drastico e tempestivo.

9 commenti:

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  2. Forse è la numero 1, perché sono in ordine alfabetico? ^^( Conosce vero la canzone che dice: prima di parlare pensa? almeno verificando, usa la ragione e verifica che sia in on.... Provi lei , prima a moderare i commenti e le valutazioni approssimative che fa ...

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    1. Hahaha...guardi che approssimativo e' lei! Non sa che prima della B viene la A? Ma che scuole ha frequentato? Prenda coscienza della sua ignoranza e moderi al massimo i suoi commenti tacendo, per cortesia

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    2. Ordine alfabetico
      http://www.studiofilosofico.it/docenti/docenti_elenco.php

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  3. Sono perfettamente d’accordo con p. Barzaghi che è sempre il soggetto che afferma che l’oggetto (la presenza della cosa) esiste dinnanzi da me, quindi io non pongo la cosa in sé, la riconosco semplicemente come altra da me, cerco di conoscerla, ma non posso identificare il soggetto che conosce e l’oggetto conosciuto, il conoscente con il conosciuto, il pensante con il pensato, il Creatore con la creatura. Questo è puro soggettivismo e dal soggettivismo, come ci insegna la sana metafisica, si esce a partire dal riconoscere che il punto di partenza della riflessione sulla realtà non è il pensiero ma il riconoscimento della realtà stessa appresa e conosciuta come ente. Personalmente sono convinto, al contrario di quanto afferma p. Barzaghi che la prima evidenza non sia il pensiero ma l’esistenza delle cose, il primum cognitum non è il pensiero, ma l'esistenza attuale di un oggetto conosciuto e di un soggetto che conosce: per pensare, infatti, bisogna prima conoscere, sicché il soggetto conoscente è reale in quanto è in atto come lo stesso oggetto conosciuto, pertanto soggetto e oggetto sono essenze attualizzate da un atto d’essere che li fa esistere. Pensare significa organizzare delle conoscenze intese come unione tra l’intelletto e una realtà conosciuta, quindi noi non possiamo, come pensa l’idealista, partire dal pensiero per conoscere le cose, ma le cose possono essere conosciute soltanto da un atto dell’intelletto che consiste essenzialmente nel cogliere un oggetto. La stessa rivelazione divina si “adatta”a questa evidenza veritativa quando lo stesso logos divino si fa carne, si rende visibile, comunicabile, sperimentabile, si fa oggetto della nostra conoscenza, entra in relazione con il soggetto conoscente.
    Mi sembra che tutta la struttura concettuale di p. Barzaghi parta dalla teoria dell'univocità dell'essere dalla quale segue direttamente la tesi che l'essere è l'oggetto primo dell'intelletto, dato che esso è presupposto da qualsiasi concetto che si applichi soltanto a Dio o soltanto alle creature, mentre nella metafisica dell'essere, elaborata da Tommaso, l'analogia entis consente di accedere all'esistenza di Dio come fondamento dell'essere delle cose e di poter predicare di Dio attributi e perfezioni che si riconoscono presenti, in modo partecipato, nelle sue opere.
    Pertanto io sono convinto che la prima evidenza non sia il pensiero, il cogito, la coscienza di sé, e neppure l’essere in sé, inconoscibile, unico, necessario ed eterno come direbbe Parmenide, ma è la realtà delle cose, degli enti, degli altri soggetti come me ed è su questa verità che si innesta, si inserisce, adeguandosi, la verità di Dio, rendendosi così conoscibile e facendosi discorso comprensibile proprio perché il messaggio biblico ci ricorda con chiarezza che la prima fonte di conoscenza per l’uomo è l’ascolto della parola di Dio, una parola che viene riconosciuta nella natura, nella storia e nella Scrittura.
    Non . il soggetto pensante che crea la realtà ma . il pensiero dell’uomo che deve conformarsi ad essa. Vi è un Ente che ha l’Essere per la sua stessa Essenza: Egli . Dio, infinito e creatore del mondo, distinto e trascendente.
    L’uomo è una sua creatura, limitata, finita con tutti i difetti e le deficienze dell’ente finito. L’uomo non è dotato di solo intelletto per conoscere la realtà, ma pure di volontà per agire virtuosamente, sia individualmente sia assieme ad altri o socialmente.

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    1. Scusi, ma lei ha scritto una marea di parole, senza poterne dimostrare neanche una ... parla delle cose che esistono, di Dio che esiste, dell'ascolto della parola di Dio (quale Dio, poi, quello della bibbia? Ma mi faccia il piacere! E che ne facciamo di tutti gli altri Dei che hanno parlato all'uomo, e magari anche alla donne?) ... Ma lei ha mai potuto prendere atto di qualcosa senza il tramite delle sue percezioni e della sua mente? Chi e' lei per poter dichiarare l'oggettivita' della "realta'"?

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    2. Caro anonimo, io non devo dimostrare nulla perché la realtà esiste in se stessa in quanto il primo giudizio dell'intelletto è che le cose sono, le quali cose sono percepite tramite i nostri sensi. San Tommaso direbbe primum cognitum est ens, il primo conosciuto è l'ente. Noi non creiamo la realtà, non poniamo la realtà, la dobbiamo conoscere, indagare, scoprirne le leggi ecc...Riguardo al discorso su Dio, in un contesto di fede e quindi di Rivelazione, che liberamente può essere accolto o rifiutato, ho solo messo in evidenza come lo stesso Dio si sia reso conoscibile parlando agli uomini con un linguaggio comprensibile e nella pienezza del tempo mandando a noi il suo stesso Figlio. Ritornando ad un discorso razionale e quindi ragionevole, solo un ritorno alla sana metafisica è possibile comprendere il senso profondo del mio esserci, dell'esserci degli altri esseri umani come me, dell'esserci del mondo, partendo però non dal cogito ergo sum di cartesiana memoria ma dal più realistico rerum sunt ergo cogito, le cose sono quindi penso e penso perché conosco. La verità sta nella relazione tra un soggetto che conosce e un oggetto conosciuto, nell'adeguare, conformare quindi il mio intelletto alla cosa che percepisco con i miei sensi e che con un giudizio dico che è, riconoscendone la sua essenza e il suo atto d'essere (esistenza effettiva). E' così difficile capire questo?

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  4. la contraddizione del panteismo?ma de ghe .se dio non è tutto ,allora non è nemmeno dio.

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  5. Dire che Padre Barzaghi affermi l'univocitá dell'essere rispetto alla sua analogia significa non aver mai seguito una sua lezione, mai letto un suo libro, mai aver studiato il suo pensiero... è una cavolata incredibilmente grossolana..
    Inviterei l'autore del post a seguire le lezioni di Barzaghi di Teologia Razionale, sicuramente ne trarrebbe giovamento, anzi, lo inviterei a porre le domande direttamente a lui... secondo me se ne vedrebbero delle belle...

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